Fuga da Facebook. Ecco perché dovremmo andarcene tutti quanti su Gab (o dove volete voi)

Su queste pagine da un paio di anni, assieme a qualche altra realtà del mondo sovranista italiano, avevamo provato ad avvertire la classe politica nazionale della marea che sarebbe arrivata, del pericolo intrinseco che la libertà concessa ai social e alle multinazionali dell’infosfera dagli Stati nazionali rappresentava per la democrazia. Ma forse tutti noi, anche i più paranoici avevano mancato un dato importante: la rapidità con cui la tempesta si sarebbe scatenata. 

I social e il totalitarismo liberal

Un totalitarismo liberal fatto di povertà e bispensiero divenuto pervasivo e quasi perfetto in pochissimo tempo: avevamo visto il pericolo che la Tecnica svincolata da un’etica, da una politica, poteva rappresentare, ma nessuno si aspettava una tale rapidità. Un anno fa stavamo combattendo perchè Facebook aveva oscurato le pagine di questo giornale e un anno dopo i social impediscono al Presidente della più potente nazione del mondo in carica di parlare: una escalation impensabile. Aver individuato il problema, se forse è un merito di cui possiamo fregiarci, non ci mette molto al riparo dal danno: il mondo sovranista non ha avuto la forza politica di trovare una soluzione, per colpa o forse solo per rapporti di forza.

L’emigrazione di massa su un altro social non è blasfemia

Rimane ora sostanzialmente una sola discussione: vale la pena emigrare in massa su qualche social che rispetti davvero la libertà di espressione e permetta al mondo sovranista di potersi continuare ad organizzare e discutere liberamente? La domanda è circolata da noi, come dicevamo, già più di anno fa, ai tempi dei ban al nostro giornale o al simbolo della tartaruga frecciata di un noto movimento politico italiano. Tuttavia un anno fa, nei fatti, la risposta dell’ambiente sovranista fu “no dobbiamo difendere questa trincea perchè ne abbiamo diritto e non ha senso andarsene su un social meno frequentato dove non esiste la possibilità di fare politica e ci limiteremmo a parlare tra di noi”. Una posizione, ai tempi, condivisa anche da chi scrive.

Facebook non è più una “trincea”

L’avventura su VK fu breve: dopo un iniziale sorriso dovuto all’uso e forse abuso di libertà che molti utenti italiani facevano (che si estrinsecava soprattutto nel postare simboli altrove bannati) giudicammo tutti che c’era ben poco spazio per riflessioni politiche di qualunque tipo. Tuttavia il contesto ora è completamente diverso. Fare politica oggi è, sui grandi social, completamente impossibile: qualunque posizione, anche la più progressista rischia di esser tranciata da una mannaia invisibile quando non si accoda all’Occidentalismo più estremo.

Persino la coccolatissima sinistra radicale subisce censure quando si avventura in analisi sulla politica estera o persino nel cuore del mondo Lgbt esistono posizioni che non si possono tenere. Quindi il tenere la trincea per fare politica è una argomentazione che è venuta a cadere o cadrà sempre più rapidamente. Chiaramente fino a che è possibile ha senso mantenere una posizione qui, o anche qui, ma andarsene non è una resa. E non assisteremmo alla creazione di un ghetto.

Ora non si tratta più di creare un “ghetto”

Un paio di anni fa avremmo assistito alla creazione di un ghetto quando le nostre pagine veleggiavano e superavano quelle di quasi tutti i partiti politici nazionali. Quando i nostri messaggi erano virali. Quando un ragazzo di diciannove anni senza ancora una posizione politica si imbatteva dieci volte nei nostri simboli (o in quelli della sinistra radicale) e zero volte nel faccione del politico mainstream che gli diceva “sto togliendo la pensione a tuo padre, ma lo faccio per te che dovrai lavorare fino a 73 anni”.

E, in ogni caso, oggi non dovrebbe preoccuparci la possibilità di “creare un ghetto” perchè sui grandi social a breve neanche questo ci sarà permesso. Tuttavia, e questa è una nostra fortissima convinzione, non creeremmo nessun ghetto. Se quel che vediamo accadere negli Usa in queste ore ci insegna qualcosa è che le società occidentali sono verticalmente spaccate e che i sovranisti sono quantomeno la metà della popolazione, probabilmente di più.

Sovranismo vs capitale

Semplicemente la metà non rappresentata da una classe politica che è il terminale di un capitale apolide per il quale condannare l’Occidente e l’Italia in particolare alla povertà da post produzione è una opzione sensatissima perchè esistono parti del mondo dove si produce a meno. Il sovranismo oggi raccoglie le istanze dei ceti produttori che stanno perdendo le proprie certezze, non per proprie colpe ma perchè il grande capitale ha deciso che l’Occidente deve smettere di produrre e deve consumare il risparmio accumulato nelle scorse generazioni.

Il sovranismo raccoglie le istanze dei lavoratori dipendenti, degli autonomi, delle piccole o grandi aziende che non fanno dell’internazionalità la scusa per eludere un sistema fiscale. In una parola il sovranismo raccoglie le istanze di chi senza venire rappresentato politicamente tiene in piedi dal punto di vista produttivo l’intero occidente.

Gab, Parler, Vk e gli altri

Andarcene in massa su Gab (bene), Parler (meno bene), VK (meglio) non ci stiamo chiudendo “dentro un ghetto”, perchè rappresentiamo e siamo almeno metà della popolazione e, nel tempo, ne rappresenteremo sempre quote maggiori. Certo l’ingrato compito di pionieri nella pratica non piace a nessuno, perchè i social ci hanno viziati all’idea dei like e dei riscontri e ricominciare da capo significa costruire nel deserto senza sapere se qualcuno verrà mai ad abitarlo.

D’altra parte avremmo l’enorme vantaggio di iniziare dando le forme che preferiamo, costruendo i nostri codici, influenzandolo a nostra immagine e somiglianza. Mano mano la censura dell’Occidente ricco e totalitario, sempre meno ricco e sempre più totalitario si abbatteranno su altri segmenti culturali e politici, il nuovo mondo si popolerà e, essendo noi stati i primi, si popolerà in un contesto in cui abbiamo potuto dire e fare molto più di quanto possiamo dire e fare oggi. Andiamocene: non ci stiamo chiudendo “dentro” ad un ghetto; stiamo chiudendo fuori i parassiti. P.s. Per chi, tra le varie alternative scegliesse, come ho fatto io, il social Gab e volesse cercarmi mi può trovare come Guido Cremona. Ci vediamo dall’altra parte.