Finte case all’asta a Milano e Roma, i bitcoin e i soldi nascosti nella culla: tre giovani nei guai

Parte dei contanti li avevano nascosti letteralmente sotto al materasso (di una culla), altri erano nascosti nei loro appartamenti. E in totale gli agenti della polizia locale di Milano hanno sequestrato 135mila euro oltre a un vero e proprio tesoro composto da quattro Rolex Daytona, un Tudor e bracciali di diamanti Cartier. Ma non solo, durante il blitz di lunedì 11 novembre i ghisa hanno sequestrato anche computer e tablet e altro materiale informatico nel quale sperano di poter trovare materiale utile per proseguire le indagini.

Per loro, giovani napoletani tra i 20 e i 30 anni residenti nel rione Sanità, è scattata una denuncia. Sono indagati, a vario titolo, per truffa, riciclaggio e attività di investimento finanziario senza esserne abilitati. Sul caso sono in corso indagini ma, secondo quanto trapelato, il trio avrebbe ripulito i contanti attraverso l’acquisto e la rivendita di Bitcoin.

Le truffe con le finte case all’asta: come è partita l’indagine

A dare il via alle indagini dei ghisa del nucleo centrale di polizia giudiziaria, coordinate dal pm del tribunale di Milano Carlo Scalas, sono state quattro denunce per truffa.

Nello specifico nel 2018 quattro persone avevano denunciato di essere state raggirate mentre tentavano di acquistare case a Milano e Roma attraverso aste giudiziarie. Il minimo comune denominatore? Tutti gli annunci, completi degli immobili e documentazione (anche questa contraffatta), erano riconducibili a studi legali inesistenti. Le vittime, attratte dalla possibilità di acquistare immobili a prezzi vantaggiosi, avevano versato anticipi sui conti correnti dei finti professionisti che dopo aver ricevuto il denaro erano scomparsi cancellando le pagine web.

Da questa prima traccia gli agenti, guidati da Luca Zenobio, hanno seguito il flusso del denaro che, secondo quanto spiegato in una conferenza stampa dal pm Carlo Scalas, avrebbe attraversato una intricata rete di conti correnti online, spesso intestati a persone estranee ai fatti. Conti sui quali, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbero transitati in totale circa due milioni di euro.

I bitcoin per lavare il denaro

Una volta terminato il giro di transazioni il denaro sarebbe arrivato nelle mani dei tre indagati che, secondo la Locale, lo avrebbero usato per acquistare Bitcoin su un noto portale a stelle e strisce. Valuta virtuale che sarebbe stata rivenduta “senza provvedere alle identificazioni, alle verifiche e alle segnalazioni imposte per legge”.

 

Bitcoin: cosa sono

I Bitcoin sono una criptovaluta e un sistema di pagamento mondiale creata nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, e basano il loro funzionamento (e scambio) sulla blockchain: una struttura dati condivisa e immutabile. Il loro utilizzo non è determinato da nessuna banca centrale e il valore è determinato solamente tra domanda e offerta.