Emanuela Orlandi, Vittorio Feltri: “Tempo perso”

Circa 40 anni fa – molti lettori ricorderanno- una ragazza, Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano uscì di casa e non vi tornò mai più. Rapimento? Omicidio? Naturalmente si avviarono delle indagini, probabilmente non molto accurate tanto è vero che si conclusero con un nulla di fatto. La vicenda suscitò scalpore, fece discutere a lungo, perché il Vaticano è la patria consacrata dei preti di ogni ordine e grado, non si tratta della Garbatella, ed è inimmaginabile la sparizione improvvisa di una giovane in fiore come fosse una farfalla.

Si scatenarono non solo supposizioni ma anche pettegolezzi sapidi che coinvolsero malignamente vari monsignori. Alle indagini parteciparono numerosi investigatori italiani, ma non si arrivò ad alcuna conclusione. La scomparsa della fanciulla quindicenne rimase ed è ancora un mistero losco. Come sempre accade in questi casi la vicenda si arricchì di ipotesi, alcune fantasiose, altre inquietanti visto che si svolse in un luogo particolare, la capitale della Chiesa cattolica. Ogni tanto i media rispolverano l’angoscioso caso, i famigliari della vittima intervengono proponendo tesi varie, ma la storia non ha avuto uno sbocco che conducesse alla verità.

Intanto sono trascorsi nel buio più fitto ben quattro decenni, e quello di Emanuela rimane un giallo. Da notare che della adolescente non si è più trovata alcuna traccia, neppure il cadavere, il che ha fatto pensare addirittura che sia ancora viva e si nasconda non si sa dove. Improbabile? In mancanza di un corpo ogni supposizione è lecita, si fa per dire. Ora, all’improvviso, classico fulmine a ciel sereno, le autorità del Vaticano si sono messe in testa di rispolverare la tragedia e di ricercare i responsabili della sparizione. Pare siano stati trovati degli elementi nuovi che incoraggerebbero un approfondimento.

Vera o no che sia, questa strada viene percorsa nella speranza di fare finalmente chiarezza. Noi tuttavia, essendo pessimisti incalliti, dubitiamo sia possibile dopo circa mezzo secolo svelare il mistero della povera Orlandi che, secondo noi, deve aver fatto una brutta fine tra le grinfie di un mascalzone assassino con o senza abito talare. Non vediamo come sia possibile intraprendere accertamenti attendibili esplorando una circostanza che solo qualche vecchio può ricordare lucidamente. Siamo di fronte alla ennesima velleità destinata a non cogliere l’obiettivo. Ci stupisce che il Papa e i suoi più stretti collaboratori siano convinti di gettare un po’ di luce su quel delitto. Non vogliamo scoraggiare i novelli investigatori ma neppure illudere noi stessi che finalmente si possa realmente comprendere cosa sia accaduto in tempi tanto remoti.