ELENA DEL POZZO, LA CLAMOROSA SVOLTA: ECCO COSA È EMERSO DAI NUOVI RILIEVI

L’efferato omicidio di Elena Del Pozzo, quello che è stato definito dalla cronaca come il delitto di Mascalucia, è, sotto molti aspetti, ancora un giallo. Dal giorno successivo all’accoltellamento a morte della piccola, con 11 fendenti, la Patti, madre reo confessa, è rinchiusa nel carcere di Piazza Lanza.

La 23enne è sorvegliata a vista, h24, per paura che possa compiere atti autolesionistici o che altre detenute possano accanirsi su di lei. Intanto gli inquirenti cercano di mettere assieme i pezzi di questo puzzle. Troppi interrogativi senza una risposta: dove si trova l’arma del delitto? perché l’ha uccisa? Dobbiamo crederle quando dice di aver fatto tutto da sola, quindi senza l’aiuto di un complice?

Domande che fanno diventare il figlicidio un giallo. Intanto, non dimentichiamoci mai di Elena che, dal 13 giugno, giace in una piccola bara bianca. Non dimentichiamoci della disperazione di papà Alessandro, della sua attuale compagna con la quale si stava rifacendo una vita, dei nonni, di zia bubu, di tutti coloro che l’hanno amata.

Martina Patti ha ucciso sua figlia Elena perché determinata a farlo, quindi la sua è stata una lucida capacità di intendere e di volere che nessuno avrebbe potuto fermare. Proprio alla luce di tutto ciò, la gip Daniela Monaco Crea, essendoci un serio pericolo che possa uccidere ancora, ha stabilito che deve restare in carcere.

Ma cosa ha spinto la 23enne a compiere quest’omicidio, a uccidere il sangue del suo sangue? Per gli inquirenti tutto ruota attorno alla sete di vendetta nei confronti dell’ex convivenza Alessandro, dalla cui relazione era nata la piccola, nel 2016. Martina, che ci ostiniamo a chiamare madre, dovrebbe essere chiamata per ciò che è: una criminale e non parliamo di follia per giustificare la crudeltà con cui si è accanita su quel corpicino, perfettamente in grado di comprendere quello che stava facendo.

I frame dei video girato dalla telecamera di videosorveglianza dell’asilo, fanno venire i brividi: riprendono la bambina correre tra le braccia della madre, venuta un’ora prima a prelevarla. Si, perché aveva premeditato tutto, nei minimi dettagli. Gli stessi video, trasmessi nel corso della puntata di Quarto Grado, andata in onda venerdì sera, hanno portato i RIS a sequestrare le scarpe della Patti che verranno analizzate. Dall’esame attento delle suole potrebbe arrivare una svolta nelle indagini.

Ma ripercorriamo quello che ha fatto la Patti quel maledetto 13 giugno: alle 8.54 viene ripresa mentre tornava a casa dopo aver trascorso una serata in compagnia di amici. Alle 9:04. riesce, a bordo della sua 500 grigia, con la quale si ferma in uno spiazzo, col bagagliaio rivolto verso il campo in cui Elena Del Pozzo verrà fatta ritrovare cadavere.

Per gli investigatori, quelli sono i minuti in cui avrebbe prelevato dal baule la zappa e la pala, portati nel luogo in cui poco dopo avrebbe scavato la fossa in cui nascondere il corpo della figlia. Tornata nella sua abitazione attraverso forse una strada alternativa, è apparsa poco dopo a piedi, in tenuta da jogging, arrivando nella piazzola dove poco prima aveva sostato con la sua auto, rimanendo sul posto per 40 minuti, per poi rientrare a casa correndo.

Sono proprio le suole delle scarpe bianche indossate dalla Patti, e sequestrate dai Ris, a poter segnare la svolta perché sotto le scarpe potrebbero esserci tracce del terriccio, compatibile con quello del campo dell’orrore, in cui Martina ha scavato la buca.

La Patti, nei suoi interrogatori, tra i tanti non ricordo, aggiunge bugie. La donna non ha mai neanche lontanamente accennato alla corsa fatta quella mattina, dichiarando di aver studiato per gli esami rimasti al conseguimento della laurea in Infermieristica. Presto, dunque, potrebbe arrivare la tanto attesa svolta.