ELENA DEL POZZO, CAMBIA LA ZONA DEL DELITTO? ECCO DOVE SONO STATE TROVATE TRACCE DI SANGUE

Martina Patti resta in carcere, non lascerà la cella del penitenziario di Catania in cui si trova da martedì. Il giudice per le indagini preliminari Daniela Monaco Crea ha convalidato il fermo e la donna dovrà rispondere di omicidio premeditato e pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Intanto le indagini proseguono senza sosta, per dare riscontro a quanto dichiarato dalla madre reo confessa del delitto di Mascalucia, quello che ha sconvolto tutta l’Italia. La Patti, casalinga 23enne, specializzanda in scienze infermieristiche, avrebbe ucciso con 11 coltellate la sua figlioletta Elena, per poi nasconderne il corpicino in un campo incolto, a pochi metri dalla villetta in cui vivevano.

Dall‘esame autoptico, solo un fendente è stato fatale, quello che ha reciso l’arteria succlavia. La piccola Elena, che avrebbe compiuto 5 anni il 12 luglio, non sarebbe morta immediatamente. Per il medico legale Ragazzi, che ha effettuato l’esame sul cadavere della piccola, il decesso è avvenuto dopo più di un’ora dal pasto che la bimba aveva consumato a scuola intorno alle 13.

Tra le tante ipotesi formulate per ricostruire gli ultimi istanti di vita della bambina, una delle più accreditate dagli inquirenti è che sia stata sedata ma, per avere eventuali conferme, occorrerà attendere l’esito degli esami tossicologici. Ora che l’esame autoptico è terminato, la salma è stata restituita ai familiari per i funerali, che si terranno mercoledì presso la Cattedrale di Catania in piazza Duomo alle 17, celebrati dall’Arcivescovo Luigi Renna.

Il sindaco di Mascalucia, Vincenzo Magra, ha spiegato che questa scelta è stata adottata “in considerazione della forte devozione e vicinanza della famiglia alla martire Sant’Agata”, con la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche in programma per lutto cittadino.

I Ris dei carabinieri sabato pomeriggio sono rientrati nella villetta degli orrori, quella in cui la Patti viveva con Elena. Nel corso del sopralluogo, sono state rinvenute tracce di sangue su alcuni vestiti e nel bagno, in cui forse la Patti si è lavata. In soggiorno, dove gli agenti hanno trovato il budino che la piccola stava mangiando mentre guardava i cartoni animati al cellulare della madre, prima di andare incontro al suo terribile destino, non è stata trovata nessuna traccia ematica.

Un lavoro durato oltre 6 ore, quello dei Ris, che hanno battuto palmo a palmo, con l’ausilio dei droni, il campo incolto in cui la donna ha fatto ritrovare il cadavere della piccola, con la speranza di rinvenire il coltello con cui la Patti avrebbe ucciso Elena. L’arma del delitto, infatti, manca ancora all’appello. I carabinieri hanno sequestrato altri coltelli dall’abitazione, per verificarne la compatibilità con le ferite riscontrate dal medico legale sul cadavere.

Riguardo al coltello, la 23enne ai magistrati ha dichiarato: “Non so dove l’ho messo”, mentre riguardo ai vestiti avrebbe detto: “Tornata a casa, mi sono cambiata. Ma i vestiti che indossavo quando ero con la bambina non erano sporchi di sangue, erano macchiate solo le braccia”.

Intanto gli inquirenti sono convinti che la donna non dica tutta la verità, tra i suoi tanti “non ricordo”, alternati a momenti di estrema lucidità e presto potrebbero emergere dettagli ancora più gravi, utili a mettere chiarezza in questo efferato omicidio.

Intanto per la Patti si sono aperte le porte del carcere E’ in cella, in isolamento, sorvegliata h24, per paura che possa compiere gesti estremi o che le detenute possano farle del male. Il gip è convinto che la donna sia stata “freddamente determinata nel compiere il delitto”, riconoscendole l’aggravante della premeditazione. Nella conferma della detenzione, il gip ha sottolineato la pericolosità della donna che potrebbe reiterare il reato, oltre al pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.