ELENA DEL POZZO, AI FUNERALI ERA PRESENTE ANCHE LEI: FOLLA INFEROCITA

Tantissima gente, ieri, si è radunata per dare l’ultimo saluto alla piccola Elena Del Pozzo. La Cattedrale di Sant’Agata conteneva tantissima gente, proveniente dal capoluogo etneo, da diverse province e regioni; tutte arrivate per dare l’addio terreno alla bimba massacrata dalla madre.

Ai funerali c’erano il papà Alessandro, il nonno Johnny, la zia bubu, la nonna Sara ma anche i genitori di Martina Patti, i nonni materni di Elena che sono anche loro vittime, doppiamente vittime: hanno perso la loro adorata nipotina e si trovano, ora, la figlia in carcere, con l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Si, perché durante l’ultimo saluto, commosso, straziante, che rimarrà per sempre una ferita aperta nel cuore di noi italiani, trattandosi di un infanticidio efferato, una vera e propria mattanza, con 11 fendenti, non potevano non esserci tutti i nonni, scortati sino alla bara bianca.

La bara, con sopra la foto della bellissima Elena e una corona di fiori, bianchi anch’essi, come la purezza e l’innocenza di quest’angioletto, strappato alla vita dalla mano della donna che più di tutti avrebbe dovuto proteggerla, colei che l’ha messa al mondo il 12 luglio 2016.

Elena il suo quinto compleanno potrà festeggiarlo solo in Paradiso, dopo essere stata una martire, dopo aver provato le peggiori torture, sino ad una morte lenta, e ad essere sepolta in una fossa, nel terreno in cui era stata portata con l’inganno.

I funerali, come sappiamo, sono stati officiati dall’arcivescovo Luigi Renna che, durante la sua lunga omelia, ha proferito parole che avrebbero dovuto invitare alla riflessione. Renna, riferendosi ai presenti, ha detto: “perdonatela, non chiedete tormento”, aggiungendo: “Noi adulti dobbiamo imparare a non concepire più vendette, patiboli mediatici, sedie elettriche”

L’arcivescovo Renna ha chiesto di non infierire contro Martina Patti, assassina reo confessa dell’omicidio di sua figlia, di non ergere patiboli mediatici, proseguendo: “un’ultima parola a tutti noi che, come giudici siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato. Ho letto su un muro della nostra città, nei pressi della Chiesa del Divino Amore, una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma. Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”.

Il suo messaggio, però, è caduto nel vuoto e non è stato né accolto né recepito dalla folla inferocita che, terminati i funerali di Elena, si è radunata all’esterno della cattedrale, attendendo l’uscita del feretro, che è stato issato al grido “Elena, Elena”, “Sei un angelo”.

Ma quando i genitori della Patti sono usciti dalla Cattedrale, scortati dagli agenti della Polizia Penitenziaria verso l’auto che l’avrebbe ricondotta in carcere, diverse persone non sono riuscite a trattenersi, gridando: “Assassina, devi morire”.

Una folla spietata, che non ha saputo o forse non è riuscita a cogliere il senso del messaggio dell’arcivescovo, continuando a gridare in direzione della macchina che trasportava la famiglia della ragazza verso il carcere di Piazza Lanza, dove la Patti è rinchiusa per omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere, per paura che possa fuggire, inquinare le prove o reiterare il reato. Una donna si è lasciata andare ad un suo personalissimo commento: “Questa pietà qua è troppa, non ci riesco”.