Ecco i veri numeri su morti e vaccinati

Nella piccola Rsa calabrese «Antonino Messina» di Sant’Eufemia di Aspromonte, mai sfiorata nella prima e seconda ondata di Covid, i 21 ospiti a luglio sono stati investiti dalla Delta come un tornado nonostante l’attenzione maniacale per le misure di prevenzione e sicurezza. In tre giorni, il centro si è autoisolato sopportando l’incognita della nuova variante. Tutti gli anziani non autosufficienti del centro, vaccinati con due dosi a gennaio scorso, sono risultati positivi ma la maggior parte di loro hanno resistito alla malattia rivelando sintomi simil-influenzali. Solo cinque anziani con gravi comorbilità non ce l’hanno fatta. «Erano persone con patologie gravissime che avevano sviluppato pochi anticorpi nonostante le due dosi di vaccino», spiega la direttrice sanitaria Carmela Cannizzaro. «Se i nostri ospiti non fossero stati vaccinati qui ci sarebbe stata un’ecatombe», aggiunge la direttrice Rossana Panarello che ha blindato la struttura per settimane mettendo in quarantena tutti i 27 operatori di cui sei infettati ma guariti dopo pochi giorni di febbriciattola e mal di gola.

Il caso dell’Rsa calabrese la dice lunga su quante morti abbia risparmiato il vaccino nonostante la Delta. Ma quando contiamo ogni giorno decine di decessi viene da domandarsi chi e perché? In Campania, per esempio, confermano che il 95 per cento dei morti quotidiani per il virus non era stati vaccinati. In Sardegna emerge invece che i non vaccinati affollano soprattutto le corsie delle aree Covid, ma nelle intensive ci vanno anche quelli immunizzati, spesso anziani fragili con scarsa copertura anticorpale.

I numeri su scala nazionale lo confermano. Da febbraio ad oggi, in Italia solo 423 vittime del covid era state vaccinate su un totale di 35.776 decessi. E questo corrisponde all’1,2 del totale. La media dei pazienti vaccinati era di circa 88 anni con cinque comorbilità. «Una quota irrisoria di decessi commenta il virologo Fabrizio Pregliasco . E questi numeri ci confermano che la vaccinazione è efficacissima e copre anche la variante Delta dalle forme gravi di malattia. Semmai aggiunge – ritengo che sia necessaria la terza dose per i soggetti più fragili, perché secondo la nostra osservazione i titoli anticorpali, in questa fascia di popolazione, sono calati. Da ottobre in poi le loro difese immunitarie degli anziani vanno rinforzate». Stessa idea di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova: «Basta terrorizzare gli italiani con i dati sui contagi, quello che conta è che finiscono in terapia intensiva e muoiono quasi solo i non vaccinati».

Il virologo ancora alle prese con attacchi violentissimi dei no vax (mail di ieri: speriamo che l’autunno ti faccia cadere come le foglie, un bell’ infarto e via..) sostiene, dunque, che sia inevitabile la terza dose sia pure per i fragili anche perché ammette che si sono verificati diversi focolai per la Delta nelle rsa sparsi qua e là lungo lo Stivale. Al Trivulzio di Milano, però, la nuova ondata ha lasciato indenne la struttura che attualmente è covid-free.

Ma l’attenzione è altissima. Ieri 69 decessi (mai così tanti dallo scorso 11 giugno), i contagi sono 7.162 con il tasso di positività è ora al 3,2 per cento. Ma se in Italia il virus sale con gradualità, negli Stati Uniti è di nuovo emergenza: ieri si sono contati oltre mille morti, 42 ogni ora. E le autorità sanitarie accelerano sulla terza dose: oltre 155 milioni di persone la potranno ricevere dal 20 settembre. «I dati disponibili spiegano gli esperti- mostrano che la protezione contro il SARS-CoV-2 inizia a diminuire nel tempo dopo le iniziali dosi di vaccino e, in associazione con la variante Delta, cominciamo a vedere le prove di una ridotta protezione contro sintomi lievi e moderati della malattia».

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