“È morto cadendo dall’ottavo piano”. Calcio in lutto, aveva 28 anni: la squadra sconvolta
La notizia ha lasciato attoniti tifosi, amici e colleghi: il calciatore è morto a soli 28 anni dopo essersi lanciato dall’ottavo piano di un edificio nel cuore di Adelaide, in Australia. Un volo che non ha lasciato scampo al giovane giocatore, la cui scomparsa ha scosso profondamente l’ambiente sportivo e non solo. La tragedia si è consumata nel pomeriggio del 17 giugno, e non sembrano esserci dubbi sulla natura del gesto: secondo quanto riferito dalla polizia locale, si tratterebbe di un suicidio.
Nelle ore precedenti al dramma, nulla lasciava presagire un epilogo così drammatico. Mario Bacaj aveva informato i suoi compagni di squadra dell’Adelaide Eagles Soccer Club, squadra con cui militava da tempo, di non sentirsi in forma. Un messaggio apparso normale, come tanti altri, inviato su WhatsApp intorno alle 10.15 del mattino. Il ragazzo si era semplicemente scusato con i compagni per non poter partecipare alla partita del pomeriggio. Nessun segnale esplicito, nessuna parola allarmante.
Calcio in lutto, morto a 28 anni
Poi, nel primo pomeriggio, l’irreparabile. Intorno alle 16:00, la squadra ha ricevuto la notizia devastante: Mario Bacaj si era gettato dal tetto del 2KW Bar & Restaurant, un locale molto conosciuto situato al piano più alto di un edificio nel centro di Adelaide. I soccorsi sono arrivati tempestivamente: vigili del fuoco, ambulanze e polizia hanno raggiunto il luogo nel giro di pochi minuti, ma per il calciatore non c’era più nulla da fare. La morte è sopraggiunta sul colpo, lasciando sgomenti anche gli operatori intervenuti.
Solo dopo che l’identità della vittima è stata confermata, si è diffusa la notizia che a perdere la vita era stato proprio il giovane albanese, cresciuto in Italia e conosciuto anche nel suo Paese natale per le esperienze calcistiche giovanili. Una figura rispettata e benvoluta, sia dentro che fuori dal campo, che da anni viveva stabilmente in Australia insieme alla moglie e al loro figlio piccolo. In serata, i compagni di squadra e diversi amici si sono recati sul luogo della tragedia per deporre fiori, magliette e messaggi di cordoglio: un silenzioso tributo a un compagno che, a quanto pare, soffriva nel silenzio.
Mario Bacaj lascia dietro di sé una famiglia distrutta e una comunità sportiva incredula. Il club ha pubblicato una nota in cui si legge: “Mario era più di un giocatore, era un amico, un fratello, un esempio di impegno e dedizione. Non ci sono parole per descrivere il dolore che proviamo”. Le autorità, nel frattempo, hanno confermato l’assenza di responsabilità di terzi e parlano apertamente di suicidio. Il gesto ha acceso un faro sulla salute mentale degli atleti, spesso lasciata in secondo piano anche nei circuiti sportivi minori, dove il peso della pressione e dell’isolamento può rivelarsi insostenibile.
Mentre l’Australia si interroga e l’Albania lo ricorda con affetto, resta il vuoto immenso di una vita spezzata troppo presto. Il sorriso di Mario Bacaj, la sua energia sul campo e il suo spirito gentile resteranno nella memoria di chi lo ha conosciuto e amato. E nel cuore di chi, forse, ora si starà chiedendo se si sarebbe potuto fare qualcosa di più.