E’ APPENA ARRIVATO L’ESITO UFFICIALE DELL’AUTOPSIA SUL CORPO DELLA PICCOLA ELENA

Ieri, 17 giugno, Martina Patti, la casalinga 23enne reo confessa dell’uccisione della figlioletta, la piccola Elena Del Pozzo, è stata interrogata per circa un’ora e mezza dalla gip Daniela Monaco Crea nel carcere catanese di Piazza Lanza, dove si trova da ormai due giorni in isolamento, sorvegliata a vista 24 ore su 24 , per paura che possa compiere gesti estremi.

La donna ha confermato quanto dichiarato in precedenza ai carabinieri e alla procura, ossia di essere stata lei, da sola, ad uccidere la bambina e che l’omicidio e il tentativo di disfarsi del corpicino senza vita di Elena, sono avvenuti tutti e due all’interno del terreno incolto a pochi metri dalla villetta in cui la Patti vive; cosa che non convince gli inquirenti, che pensano che l’omicidio possa essersi consumato nell’abitazione.

Un interrogatorio ricco di molti “non ricordo” e contraddizioni, che rendono il caso più complesso del previsto; un rebus che dovrà essere interamente risolto, mettendo assieme tutti i tasselli che portano alla ricostruzione degli ultimi istanti di vita della bambina.

Dinnanzi ad una comunità e all’Italia intera sconvolte, sgomente, dinnanzi ad un omicidio così efferato, dietro al quale si celerebbe il movente della gelosia (pista ancora da confermare), sono tante le domande a cui, in una corsa contro il tempo, si sta tentando di rispondere.

Cosa ha alimentato la mattanza? Dove si trova l’arma del delitto? Dove si è compiuto l’accoltellamento mortale? La Patti ha agito da sola, come ha confermato nell’interrogatorio di garanzia, o con la complicità di qualcuno? Domande, queste, cui occorre rispondere per dare giustizia e verità al padre Alessandro, rimasto orfano della sua ragione di vita, ai nonni, a tutti coloro a cui la piccola Elena ha strappato un sorriso nella sua breve vita.

Intanto ieri pomeriggio, presso l’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania, il medico legale Giuseppe Ragazzi, che ha moltissimi anni di esperienza e ha lavorato su casi molto delicati e complessi, ha effettuato l’autopsia sul corpicino di Elena. L’esame autoptico serve a sciogliere dubbi riguardanti la presenza di impronte e tracce diverse rispetto a quelle della Patti sul cadavere (che significherebbero il coinvolgimento di altre persone), l’esatta identificazione dell’arma del delitto (si parla di un coltello ma anche di una zappa), il fatto che Elena sia stata sedata prima di essere uccisa.

Dopo 4 ore di lunghissima attesa, attorno alle 21:00 passate, il medico legale è uscito dal retro, senza rilasciare dichiarazioni, mantenendo il massimo riserbo, proprio come i cronisti e gli inviati presenti sul posto, si aspettavano. Oggi, però, sono emerse le prime anticipazioni del medico autoptico che descrivono uno scenario agghiacciante.

Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha dichiarato che “i colpi sono stati inferti con un’arma compatibile con un coltello da cucina e che sono più di undici”, aggiungendo che un solo colpo è stato letale, perché ha reciso i vasi arteriosi dell’arteria succlavia, anche se Elena non sarebbe morta immediatamente. Ora sappiamo anche l’ora del decesso, avvenuto dopo più di un’ora dal pasto che la bimba aveva consumato a scuola intorno alle 13:00.

Il corpo della bimba era svestito, posto in 5 sacchi neri per la spazzatura, di facile reperibilità, ricoperti con del terreno e con la cenere lavica dell’Etna ma manca ancora l’arma del delitto. La Patti, dopo aver accoltellato Elena, occultandone il cadavere, per rendere plausibile la storia del rapimento da parte dei 3 uomini incappucciati, di cui uno armato, che, a suo dire, avrebbero strappato la bimba dalle sue braccia all’uscita dell’asilo, ha rotto la maniglia interna della Fiat 500, facendo così credere che i malviventi l’avessero costretta a fermare la vettura e a consegnare la bimba.

Ma queste dichiarazioni della reo confessa cozzano col fatto che nell’auto non sono state trovate impronte diverse dalle sue e col fatto che le telecamere di videosorveglianza nella zona di via Pavia non hanno ripreso nessuno dei tre presunti rapinatori. Intanto queste sono ore d’attesa anche per gli esiti degli esami tossicologici, per scongiurare l’ipotesi che la piccola sia stata sedata dalla madre prima di essere uccisa, e verrà effettuata una nuova ispezione con accertamenti unici e irripetibili nella villetta di Mascalucia. Per dover di cronaca ricordo che gli zii della Patti, che vivono al piano di sotto, al momento dell’omicidio erano fuori per lavoro.