Draghi: «I nostri principi sotto attacco, i leader devono unire le forze e agire»

In un momento di crescente incertezza globale, Mario Draghi ha ricevuto venerdì il prestigioso Premio Princesa de Asturias per la Cooperazione Internazionale, sottolineando l’urgenza di un’azione condivisa tra i Paesi europei di fronte alle crisi che minacciano la stabilità e i valori fondamentali dell’Unione Europea.

Nel suo intervento, l’ex Presidente del Consiglio e ex Governatore della Banca Centrale Europea ha posto una domanda provocatoria: «Quanto deve aggravarsi una crisi perché i leader uniscano le forze e agiscano?». Un invito a riflettere sulla necessità di superare le divisioni e di rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri.

Draghi ha ripercorso il suo percorso nell’edificazione dell’Europa, iniziato con i negoziati per il Trattato di Maastricht e proseguito come Capo del Tesoro italiano, Presidente del Consiglio e guida della BCE. Secondo lui, il servizio pubblico ha sempre avuto come missione centrale la cooperazione e il rafforzamento dell’Unione, valori oggi messi a dura prova da sfide crescenti come il protezionismo, le azioni unilaterali e le tensioni geopolitiche.

Il politico ha evidenziato come i principi fondamentali dell’Europa — apertura, multilateralismo, diplomazia, responsabilità climatica e sicurezza condivisa — siano sotto pressione, mentre il mondo cambia radicalmente e l’Europa fatica a rispondere con efficacia. «La domanda cruciale — ha detto Draghi — è perché non si riesce a tradurre le crisi in azione politica concreta». Ricordando le crisi finanziaria e del debito sovrano, ha sottolineato che solo un’azione comune può portare risultati duraturi.

Tra le priorità di Draghi ci sono settori come difesa, sicurezza energetica e tecnologie strategiche, che richiedono investimenti condivisi e una scala europea. Tuttavia, ha evidenziato come l’attuale governance europea, invariata dal 2007, limiti la capacità di agire rapidamente e efficacemente. L’Europa, ha detto, resta una confederazione senza un mandato condiviso approvato dai cittadini, incapace di affrontare le sfide urgenti del mondo contemporaneo.

Per superare questa situazione, Draghi propone un federalismo pragmatico e flessibile, basato su coalizioni di Paesi volontari che operano attorno a interessi strategici condivisi. Questo approccio consentirebbe di agire senza attendere che tutti i membri siano allo stesso livello, accelerando decisioni cruciali in settori come tecnologia, difesa e infrastrutture.

Il federalismo pragmatico, secondo Draghi, rafforzerebbe anche la democrazia europea, poiché ogni governo dovrebbe ottenere il sostegno dei propri cittadini per obiettivi comuni, costruendo un senso di scopo condiviso dal basso e non imposto dall’alto. Chi desidera avanzare, così, potrebbe farlo senza essere bloccato dagli altri Stati.

Concludendo il suo discorso, Draghi ha offerto una visione ottimistica e concreta dell’Europa del futuro: un continente più unito, forte e resiliente, in cui i cittadini, e soprattutto i giovani, possano vedere un futuro certo e partecipare attivamente alla sua costruzione.

Un appello forte e chiaro, quello di Draghi, affinché l’Europa si prepari a rispondere alle sfide del mondo con coraggio, unità e innovazione.