Dermatologo condannato, aveva scambiato un tumore maligno per una verruca e la donna è morta dopo 2 anni

 

Dermatologo condannato. Quello che il suo medico credeva fosse soltanto una verruca sul braccio, in realtà si è rivelato essere un tumore maligno. Scoperto quando ormai era troppo tardi, per una donna di 63 anni non c’è stato più nulla da fare.

Per questo clamoroso errore, a distanza di 2 anni dalla vicenda, il dermatologo del centro medico privato Cdc di Torino, che aveva in cura la donna,  è stato condannato a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche per omicidio colposo.

Si chiude così una vicenda che per ben due volte ha rischiato di essere archiviata dalla procura per la mancanza di un legame diretto tra le visite del professionista e lo sviluppo del tumore e delle metastasi che hanno portato poi alla morte della donna.

Ma i familiari si sono opposti e oggi possono festeggiare un minimo di giustizia per questa triste vicenda. Come raccontato da Fanpage tutto ha avuto inizio il 30 Maggio 2012 quando la donna era andata a farsi visitare dopo aver notato un neo sul braccio. Come si legge nelle carte processuali, la diagnosi era: “Neo pigmentato braccio destro misura 4 millimetri, bordi regolari, colore omogeneo”.

Dermatologo condannato, aveva prescritto una cura con crema solare

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Si prescriveva una protezione antisolare, e non si richiedevano ulteriori controlli. Dopo due anni, nel 2014, la signora è tornata a controllo perché quel nero era diventato più grande e le dava prurito.

Anche allora si trattava di “verruca seborroica che misura un centimetro, rilevata, che talora provoca prurito. Lesione benigna. Si può asportare”. La terapia prescritta prevedeva l’applicazione di una crema, senza richiedere ulteriori controlli.

Ma quando dopo un anno quella verruca aveva iniziato anche a sanguinare, la donna si è recata da un altro specialista che dopo aver fatto una biopsia ha scoperto una diagnosi raccapricciante: “Melanoma nodulare invasivo, che si era infiltrato nel derma e aveva portato a metastasi in tutto il corpo”.

“Se la diagnosi fosse stata anticipata anche solo al 2014, la donna avrebbe avuto elevate possibilità di sopravvivenza” – ha detto il legale.