Dalla parte del carabiniere. Il reato è la rapina e non la difesa
Sembra un macabro scherzo del post Carnevale, ma che un carabiniere debba finire sotto indagine per omicidio volontario solo per essersi difeso è oltre ogni limite. Massimo rispetto per la magistratura, ma non intendiamo sottacere alcuna indignazione. La procura di Napoli spieghi bene perché deve essere un giovane milite del’Arma a doversi sobbarcare chissà quanti anni di processi per aver sparato a uno – ancora più giovane di lui, povero incosciente – che gli aveva puntato una pistola alla tempia. Finta da sembrare vera. A scopo di rapina.
Che gli era riuscita poco prima, e chissà a chi aveva sottratto quel Rolex con una catenina qualche momento prima assieme al suo complice, giovane quanto lui.
La pistola sulla tempia del carabiniere
15 e 17 anni i rapinatori in erba. 23 anni il Carabiniere che se ne stava per i fatti suoi in borghese con la fidanzata quando ha sentito il freddo di un’arma alla testa. La reazione è stata quella di una persona che temeva per la propria vita: ha estratto l’arma che aveva con se’ e ha fatto fuoco, colpendo due volte. La seconda alla testa del delinquente che lo aveva minacciato.
E il magistrato lo indaga per omicidio volontario. E magari qualcuno chiederà di indagare pure la società, il contesto difficile di Napoli, alla fine i colpevoli sono sempre quelli che appartengono all’altra parte della trincea, in divisa, lo Stato.
Inaccettabile. Metterete sotto inchiesta pure gli infermieri del pronto soccorso devastato dai parenti e amici del rapinatore quindicenne? Dovevano aiutarli a sfasciare tutto?
È tutt’altro che un atto dovuto
I magistrati non hanno compiuto un atto dovuto e sia consentito criticarli democraticamente, civilmente, e anche un po’ nervosamente. Non crediamo di trovarci di fronte alla categoria degli atti inevitabili. Perché ci saremmo aspettati – per l’ovvia inchiesta quando c’è un morto in mezzo alla strada – un fascicolo aperto semmai per eccesso colposo di legittima difesa. Oppure, se proprio si vuole apparire non pregiudizialmente dalla parte dei servitori dello Stato – pare una colpa, questa – si sarebbe potuto iscrivere il carabiniere per omicidio preterintenzionale, il fatto oltre la sua volontà.
Ci mancava un’accusa tipo omicidio volontario..
Invece no: si procede per omicidio volontario, come se si trattasse di un gangster. Meno male che hanno scartato la possibilità successiva, il delitto premeditato. Di questi tempi a qualcuno può venire in testa che un carabiniere si costruisca un alibi appartandosi con la fidanzata per ammazzare il primo che non gli va a genio.
Vogliamo sperare nella rapidità dell’indagine e dell’archiviazione di accuse che davvero sono esagerate.
E non c’è dubbio che allo stesso modo è forte il sentimento di pietà per chi è andato a cercare così la fine della propria esistenza. Quasi che non si debba ammettere la reazione dell’aggredito. Colpisce che a quell’età si scelga una vita ben più che spericolata. Il mito della rapina. La violenza contro l’altro.
I nostri giovani devono invece crescere con esempi migliori. Ugo Russo, quel ragazzino rapinatore, a 15 anni sta già nell’aldilà. Ma non date la colpa al carabiniere, perché si è solo difeso. E dite al papà di quella creatura morta in quel modo di piangere giustamente e umanamente il figliolo. Ma di evitare di mettersi nei panni dell’accusa. Diventa anche lui un pessimo esempio per la gioventù. Quella che non va a caccia di guai.