Da Milano a Napoli, la rivolta di ristoratori e commercianti contro il coprifuoco al grido “Libertà, libertà!” (Video)

 

Di Adolfo Spezzaferro – Napoli, 23 ott – Monta la protesta dei ristoratori e di tutti i commercianti penalizzati dal coprifuoco, a Milano come a Napoli. La chiusura anticipata e le altre restrizioni anti-contagio imposte dal governo giallofucsia sono l’ennesimo, duro colpo a un’economia nazionale già in ginocchio dopo mesi di lockdown. E se il premier Giuseppe Conte chiede ulteriori sacrifici in nome dell’epidemia di coronavirus, al contempo non dà sostegno economico a chi subisce danni causati dai vari Dpcm.

A Napoli il sit-in di ristoratori e commercianti contro De Luca

A Napoli ieri c’è stato un sit-in notturno contro l’ordinanza del governatore dem Vincenzo De Luca. Verso le 23, centinaia di imprenditori, titolari di bar, ristoranti, gelaterie, pub, negozi e hotel del capoluogo campano sono scesi in piazza per contestare il coprifuoco. Misura in vigore fino al prossimo 13 novembre e che dispone la chiusura di tutti i locali dalle 23 alle 5. Una protesta che si è svolta sul lungomare Caracciolo e in via Santa Lucia, nei pressi della sede della Regione Campania. Obiettivo: chiedere aiuti nei confronti di categorie già fortemente penalizzate dalla pandemia. Tra le richieste, cassa integrazione immediata, blocco degli affitti in caso di chiusura, riduzione del 50% degli affitti fino a fine pandemia, sospensione di tasse, contributi e Iva, sospensione del pagamenti delle utenze. Al grido “Libertà, libertà!“, i manifestanti hanno paralizzato per alcuni minuti il traffico cittadino, avvertendo che potrebbero tornare in strada a protestare anche nelle prossime ore.

Anche a Milano la protesta contro Fontana

Stessa situazione a Milano, dove c’è stata una manifestazione di protesta contro le restrizioni imposte dal governatore leghista Attilio Fontana. Ristoratori e tassisti si sono dati appuntamento alle 22.30 a Palazzo Lombardia per contestare il coprifuoco per cui dopo le 23, salvo comprovate esigenze, vige l’obbligo di rimanere in casa. “Chiudere alle 23 è una cosa vergognosa. Uno dei motivi di questa scelta è perché facendo così non ci daranno la possibilità di reclamare chiedendo dei soldi o non facendoci pagare le tasse“, fa presente Paolo Polli, il ristoratore che lo scorso maggio fu portavoce della protesta all’Arco della Pace. “Siamo stufi, sentiamo parlare solo di restrizioni: sembra che al governo interessi danneggiare più noi che contenere la pandemia. Abbiamo paura”, hanno detto alcuni ristoratori giunti da Codogno, che fu l’epicentro dell’epidemia. “Libertà, libertà!”, “No al coprifuoco” e “La pandemia non esiste”, hanno gridato i manifestanti. Alle 23, le forze dell’ordine hanno chiesto ai partecipanti alla protesta di andarsene. “Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, per questa sera avevamo già detto che ce ne saremmo andati alle 23 e un minuto”, ha commentato Polli andando via insieme agli altri.

 

Adolfo Spezzaferro
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