Coronavirus, nel mercato più famoso di Indonesia i pipistrelli sono ancora nel menu

BANGKOK – Sei giorni alla settimana, i macellai di Tomohon si riuniscono al mercato più famoso dell’Indonesia e macellano pipistrelli, ratti, serpenti e lucertole catturati nelle foreste dell’isola di Sulawesi. Alcuni di loro macellano anche cani – molti dei quali sono animali domestici accalappiati nelle strade della città – tra le proteste degli animalisti. Per anni, gli amanti degli animali e gli attivisti per la protezione della fauna selvatica hanno chiesto alle autorità di chiudere il mercato estremo di Tomohon. Ora, la pandemia di coronavirus aggiunge un ulteriore motivo per fare pressione sulle autorità affinché finalmente intervengano.

“Questo mercato è come una caffetteria per gli agenti patogeni animali”, dice un esperto, il capo della task force contro il coronavirus in Indonesia, Wiku Adisasmito, che ha esortato il governo a chiudere i mercati di fauna selvatica del Paese. “Consumare animali selvatici è come giocare con il fuoco”.
Il primo focolaio di coronavirus dell’epidemia globale era legato a un mercato di Wuhan, in Cina, dove gli animali vivi erano tenuti vicini, creando un’opportunità per il virus di passare agli esseri umani. Si ritiene che il virus della Sars (sindrome respiratoria acuta grave), che uccise 800 persone in tutto il mondo, abbia avuto origine nei pipistrelli prima di diffondersi agli zibetti in un mercato di fauna selvatica in Cina, e che alla fine abbia infettato l’uomo nel 2002.