Coronavirus, i buonisti difendono i detenuti: “Le rivolte? Sono angosciati…”

Le rivolte nelle carceri sembrano essere arrivate ai titoli di coda.

Dopo due giorni di ribellioni, istituti messi a ferro e fuoco, evasioni di massa e proteste eclatanti, le autorità sembrano essere riuscite ad arginare il fenomeno. Sul campo restano però i danni ingenti, una decina di evasi ancora da acciuffare a Foggia, dodici morti e una lunga scia di polemiche. Mentre i sindacati chiedono “l’avvicendamento” del ministro Alfonso Bonafede, Renzi le dimissioni dei dirigenti di prima fascia, a tenere banco sono le parole di chi – soprattutto a sinistra – in questi due giorni ha speso parole di “comprensione” per i carcerati.

Di fronte al carcere di San Vittore, incendiato dai reclusi, è andata anche Daria Bignardi. La giornalista è stata intervista dal Corriere proprio di fronte all’istituto di pena meneghino e le sue parole hanno scatenato la polemica politica. “Daria Bignardi dà il ‘buon esempio – scrive sui social il leghista Alessandro Morelli -. A San Vittore per sostenere i carcerati che mettono a ferro e a fuoco la prigione. Ma perché?”.

Nel filmato la Bignardi, che è volontaria all’interno di San Vittore, riserva parole di encomio per il lavoro della direzione del carcere. Poi commenta: “Però mettiamoci nei panni dei detenuti, siamo tutti basiti per quello che sta succedendo a MIlano, pensate a essere chiusi dentro a una cella con il bombardamento delle informazioni che arrivano da fuori”. I detenuti, infatti, hanno protestato – almeno ufficialmente – per due motivi: contro la limitazione dei colloqui con le famiglie, per evitare il contagio da coronavirus; e per la paura che il Covid-19 possa arrivare dietro le sbarre, dove mantenere un metro di distanza può essere complicato. “Pensate alle angosce che abbiamo tutti noi – continua Bignardi – e pensate a come si può sentire angosciato un detenuto chiuso dentro a un carcere”.

La giornalista invita a “prendersi a cuore” il problema, a “far sentire” ai detenuti “che fuori ci stiamo occupando di loro”, propone di sfruttare l’occasione per fare “ragionamento importanti” su “misure alternative al carcere”: “Pensate al disagio che stiamo provando noi per essere chiusi in Lombardia… e pensate di essere dentro una cella”. Poi un paragone azzardato: “Così come negli ospedali le persone che ci lavorano stanno peggio degli altri, chi sta in carcere sta peggio…”.

Duri i commenti degli utenti sui social. “Questo legittima i loro comportamenti? – scrive qualcuno – Ma per favore!”. Francesca invece pensa a “tutti gli onesti che rischiano fuori e che sono in ospedale”. E ancora: “Daria mettiti nei panni quelle donne, magari vittime di violenza e stolker, che ora vivranno con l’ansia di vederli fuori senza scontare la loro pena!”. Un messaggio arriva anche da Gloria: “Io e mia madre di 89 anni siamo auto-detenute in casa da 10 giorni, stiamo bene, temperatura bassa, nessun sintomo, ancora scorte per qualche giorno ma prima o poi dovrò rifare la spesa e sinceramente non sono proprio contenta di dover uscire, siamo in piena zona rossa e la spesa on line non funziona… vedere questi sui tetti che inneggiano alla libertà mi fa solo schifo…per me lì possono restare”.

La posizione della giornalista non è molto diversa da quella di Gad Lerner, che in un tweet aveva invocato “pietà per i detenuti” e “rispetto per le loro sofferenze”. “Si, anche la loro vale la nostra – aveva scritto il giornalista – per quanto abbiano sbagliato. Perché la dignità è una sola. Oggi più di ieri il grado di civiltà del Paese si misura dalle sue carceri”. E così, mentre Salvini e il centrodestra chiedono il “pugno duro”, sono in molti quelli che invitano il governo a pensare a misure alternative al carcere, se non ad una amnistia.

Né Bignardi né Lerner, però, pare abbiano dedicato un pensiero ai poliziotti che nel mezzo di quelle rivolte sono stati aggrediti e in alcuni casi feriti. “Aver messo in pericolo il personale è una cosa gravissima – dice il segretario della Fns Cisl, la Federazione nazionale della sicurezza della Cisl, Pompeo Mannone – sono 40 i poliziotti feriti cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza”. Intanto il ministero della Giustizia ha comunicato che ieri sera si sono concluse le ultime manifestazioni all’interno degli istituti. Restano solo alcuni episodi di battitura delle inferriate e scioperi della fame. Si sta lavorando per consegnare le 100 mila mascherine destinate ai reclusi e altre ne arriveranno non appena la Protezione Civile assegnerà alle carceri una parte del milione di mascherine appena acquistate.