Coronavirus, hostess malata ma nessuno la visita

 

È malata da tre giorni con 38 di febbre ma nessuno la visita. Succede nel Lazio dove una hostess di terra si è sentita dire dal medico dell’Alitalia che non deve sottoporsi al tampone perché non ha i sintomi del coronavirus.

Tutto questo al telefono perché è sorvegliata a distanza.

Racconta di non sentire nulla oltre la febbre ma di essere comunque preoccupata. Ha chiamato immediatamente il medico di famiglia e l’azienda, i quali le hanno consigliato di contattare il numero 1500 per fare un tampone. Purtroppo però le telefonate non hanno avuto un riscontro e così l’hostess ha telefonato al 112. La prima volta le hanno detto che la sua chiamata era stata presa in carico ma senza nessuna risposta. La donna ha provato a ricontattare il numero di sera e l’operatore le ha detto che il suo caso sarebbe stato inoltrato alla Asl 3 di competenza. Inoltre, le ha suggerito di rimanere in isolamento senza avere contatti con nessuno.

In un’intervista al Tempo, l’hostess dice di essere in quarantena. Anzi precisa che “il 112 ieri mi ha informato che sono stata messa in quarantena dal medico di famiglia. A quel punto, incredula, ho chiamato il medico – prosegue -, che però ha assolutamente negato di aver avviato una procedura di questo tipo. Però mi ha avvertito che il tampone, nel mio caso, è previsto”. La donna sottolinea però che se lo volesse fare, dovrebbe chiederlo al medico di famiglia o andare di persona in ospedale. “Ma in queste condizioni non posso andare mica fino allo Spallanzani – spiega -. Aspetto in casa e, se dovesse servirmi qualcosa, vorrà dire che uscirò per farmi visitare”.

L’hostess racconta che in altri casi di malattia le hanno sempre inviato il medico per la visita fiscale, mentre stavolta ha pensato di rimanere a casa ed attendere l’esito della visita, seguendo le indicazioni del ministero della Salute. La donna ha lavorato per i voli dell’Air China fino al 31 gennaio. Poi rivela che un giorno si è dovuta rifiutare di andare a lavoro e, solo dopo uno scontro serrato insieme ai suoi colleghi, ha ottenuto una mascherina dal caposcalo. “Ora dicono che l’aeroporto di Fiumicino non è considerato né area a rischio, né focolare di epidemia – conclude la donna – eppure proprio lì hanno usato, e continuano ad usare, gli scanner e le pistole per analizzare i passeggeri”.

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