Conte va alla sfida del Senato “O noi o le elezioni anticipate”
Il premier Giuseppe Conte sembra pronto alla guerra forte di una minaccia: o noi oppure le elezioni anticipate. Idea che in effetti non piace a molti a Palazzo Chigi anche perché, non ci vuole molto a capirlo, vorrebbe dire mandare al governo il centrodestra che nei sondaggi ha toccato il 50 per cento dei consensi.
Uno scenario, quello di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni al governo, che sembra terrorizzare grillini e piddì più di lasciare il Paese nel pantano.
“O me o le elezioni anticipate”
Visto che il tempo stringe e i voti sembrano mancare, una certa preoccupazione sembra aver investito anche Giuseppi che ricorre allo spauracchio delle elezioni, tanto per cercare di convincere gli incerti che il burrone è vicino, anzi vicinissimo. Come un pokerista vede e rilancia, rischiando di perdere. Tanto. Ma ormai, come confermato in un retroscena pubblicato oggi dal Giornale in edicola, vuole giocarsi il tutto per tutto, anche perché qualcuno sembra aver fatto marcia indietro e si deve quindi puntare su altri cavalli.
Quindi il calendario è il seguente: lunedì alla Camera e martedì al Senato. Non dovrebbero esserci particolari problemi per quanto riguarda lunedì, anche se i voti potrebbero essere a pelo. Non si può invece dire lo stesso per la conta prevista martedì 19 gennaio. Ieri sera si parlava di 155 o al massimo 156 voti. Con le prossime settimane in cui Conte cercherà di allargare il governo giallorosso per arrivare ai tanto sospirati 161. Come sottolineato anche da Repubblica, probabilmente per fare questo rimanderà sia il ter che il rimpasto. Cercasi rinforzi tra gli incerti e soprattutto tra i renziani. L’Udc tratta ma ci pensa Silvio Berlusconi a bloccare tutto. E così ecco la porta chiusa dell’Udc, che ha detto chiaramente di voler restare nel centrodestra e di non voler diventare la quarta gamba del governo dopo l’uscita di scena di Italia viva. Otto senatori in meno e strada sempre più in salita per Conte che credeva ormai di essere al sicuro.
I numeri non ci sono
Dal centro potrebbe arrivare qualche aiuto ma solo dopo le dimissioni che porterebbero a un Conte ter, idea che sembra proprio non piacere al premier, disposto semmai a offrire l’Agricoltura, solo dopo aver avuto la fiducia. Secondo Renzi e Mastella il presidente del Consiglio potrebbe aprire la crisi e ragionare sul ter, dove secondo loro sarebbero concordi sia il Pd che i Cinque Stelle. Andrea Marcucci, capogruppo dem, sarebbe più propenso a una riconciliazione con il leader di Italia viva. E poi Riccardo Nencini che sembra cambiare ancora idea e volere un ministero. In questo marasma Conte non vede altro che il rilancio. Inizialmente sembrava che il piano prevedesse le dimissioni dopo il discorso alla Camera e poi il reincarico con nuova fiducia anche dal Senato. Ma se i numeri non ci sono, meglio allora tentare il tutto per tutto e sperare in qualche aiuto per non sfracellarsi al suolo. Sembra che un suggerimento in tal senso sia arrivato anche dal Nazareno, in particolare dal segretario Nicola Zingaretti e il capo delegazione Dario Franceschini. Sarebbe stato proprio quest’ultimo a dare a Conte il suggerimento di portare la crisi in Aula e spiegare senza mezzi termini che la rottura è stata colpa di Renzi. Altrimenti il rischio è di perdere altri voti e andare sotto quota 155.
Per ora si potrebbe essere a 155-156. Questo numero comprende i 151 che votano sempre la fiducia, uno o due senatori a vita, più due o tre renziani o forzisti. Forse anche un ex grillino. Insomma, con questa conta non c’è comunque da riposare sereni tra due guanciali, neanche per il Colle che vorrebbe vedere nascere un gruppo che dia stabilità. Conte sa che in Parlamento deve buttarsi e tentare di portare verso di sé qualche indeciso. Renzi ha detto che si asterrà, ma c’è da fidarsi? In ultimo potrebbe anche cambiare idea. E il centrodestra conta 139 voti che, con almeno nove del Misto arrivano a 148. Il leader di Rignano potrebbe con i suoi 13 o 14 voti far cadere l’esecutivo.
Telefoni roventi a Palazzo Chigi
Come riportato dal Corriere della Sera, sembra che da Palazzo Chigi stiano partendo telefonate dal premier, dal capo di Gabinetto, Alessandro Goracci, e perfino dal 28enne segretario particolare Andrea Benvenuti. Ma i responsabili non sembrano però fidarsi. Se non riesce ad avere la fiducia, Conte si vede già pronto per le elezioni, convinto che alle urne non debba per forza vincere la destra. Il progetto del partito di Conte c’è e il suo leader potrebbe decidere di girare l’Italia a bordo di un treno, di un bus o anche una bicicletta per cercare di convincere gli italiani a dare a lui il loro prezioso voto. E mentre a Palazzo si fanno i conti dei voti, il virus continua a correre e a seminare morti.