Chiesta la perizia psichiatrica per Raffaele Nugnes, lo stalker della Meloni

 

La Prima sezione penale del Tribunale di Roma ha disposto una perizia psichiatrica nei confronti di Raffaele Nugnes, l’uomo ai domiciliari dallo scorso 31 luglio con l’accusa di stalking contro Giorgia Meloni. L’uomo è accusato in particolare di aver scritto minacce contro la leader di Fratelli d’Italia sulla propria pagina Facebook. A svolgere la perizia sarà il professor Andrea Balbi, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Rm3 e presidente della Società Italiana di Psichiatria della Regione Lazio, che dovrà accertare eventuali patologie psichiatriche dell’uomo, la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti e dopo, e se sia socialmente pericoloso. Nel caso vengano accertate delle patologie psichiatriche, la perizia dovrà indicare quale misura di sicurezza alternativa possa essere applicata. L’avvocato Urbano Del Balzo, parte civile per Meloni, ha nominato come consulente Stefano Ferracuti.

Raffaele Nugnes, le minacce alla Meloni
Raffaele Nugnes è della provincia di Caserta ed è finito in carcere il 31 luglio scorso. L’uomo, ha raccontato la Meloni, “sosteneva che gliel’ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma”. La Meloni ha ricostruito la vicenda rispondendo alle domande del pm. “Io vivo spesso fuori casa e il mio stato d’ansia è enormemente cresciuto – ha detto – perché ho dovuto prendere particolari cautele. Non bastava più la baby sitter per controllare mia figlia”. Nel procedimento la leader di Fratelli d’Italia è parte civile.

Uno stalker mai visto e conosciuto
“Ho appreso dei messaggi minatori solo quando, più o meno in contemporanea, è stata allertata dalla Digos e mia sorella. Le era arrivato un video intimidatorio riconducibile all’imputato”. Nugnes era stato arrestato e posto ai domiciliari. La Meloni ha ribadito di non averlo mai “visto o conosciuto”. “Il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. Ho paura anche dopo un messaggio pubblicato dall’imputato in cui scriveva: ‘Hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella…’”.

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