CasaPound, tutti assolti a Napoli: non è associazione sovversiva. Iannone: «L’Anpi chieda scusa»

Tutti assolti perché «il fatto non sussiste» i 35 attivisti di CasaPound a processo, a Napoli, con le accuse di associazione sovversiva e banda armata. Il pm Catello Maresca, in una durissima requisitoria tenuta a giugno, aveva chiesto pene che andavano da 8 anni a un anno di reclusione e aveva parlato di «gruppo criminale» che si era macchiato di «varie azioni violente». Tesi rigettata in toto dalla Corte d’Assise.

«Il fatto non sussiste»: assolti i militanti di CasaPound

Il processo di Napoli faceva riferimento a presunti intenti eversivi e azioni violente che, secondo l’accusa, si erano verificati tra il 2010 e il 2011. Per quell’inchiesta, nel 2013, scattarono arresti plateali e un susseguirsi di ricorsi e pronunciamenti per lo più a scapito degli imputati, fra i quali i vertici del movimento napoletano Giuseppe Savuto, Andrea Coppola e la figlia dell’ex parlamentare di An, Michele Florino, Emmanuela. In prima battuta il Riesame fece cadere le accuse di banda armata e associazione sovversiva. La Cassazione, invece, confermò le tesi della procura alimentando di nuovo la teoria del movimento sovversivo. Secondo il Gip, poi, “l’inserimento in ambienti istituzionali dei suoi componenti» aveva «l’intento di creare un complesso affaristico di cooperative finanziarie del comitato politico-eversivo occulto”.

L’ultima giunta proprio in occasione della requisitoria di Maresca. “Davanti all’incontrovertibile evidenza di un’organizzazione dichiaratamente fascista che fa dell’uso della violenza e dell’intimidazione lo strumento principale di affermazione politica e sociale, è inammissibile la mancanza di una reazione radicale”, tuonò allora la presidente dell’Anpi Carla Nespolo, chiedendo lo scioglimento del movimento. E dimenticando, evidentemente, che esiste una differenza tra pm e giudice, tra richiesta dell’accusa e sentenza della Corte, tra processo giudiziario e processo politico-mediatico. “Attendiamo, senza aspettarcele, le scuse di tutti coloro che non hanno perso tempo per iniziare la danza su quello che credevano fosse il cadavere del leone. Da Anpi a Pd, da Libera a Possibile, da Federconsumatori a Legambiente”, ha commentato il leader del movimento Gianluca Iannone.

L’avvocato Di Tullio: «Dopo 10 anni, fatta giustizia»

Di tutto questo, oggi, resta solo una condanna per porto in luogo pubblico di materiale esplosivo comminata a Tarantino, che però “è una persona che già era stata allontanata e agiva da sola”, ha fatto sapere il movimento. Il giudice, infatti, ha anche disposto la prescrizione per gli scontri con gli antagonisti, le presunte «azioni violente» che secondo il pm erano state commesse tra il 2010 e il 2011. “La Corte d’Assise di Napoli ha fatto giustizia di dieci anni di illazioni, ipotesi investigative fantasiose, intercettazioni di chiacchiere da spogliatoio, bottigliette di crodino, petardi di capodanno e aste di bandiere qualificate come armi”, ha commentato l’avvocato Domenico Di Tullio, legale di Coppola e Savuto. “Ci sono voluti dieci anni di processo per ristabilire la verità e l’ovvietà”, ha concluso Di Tullio.

Florino (CasaPound): «La Corte ha riconosciuto i fatti»

“Ormai non ce lo aspettavamo più – ha commentato poi all’Adnkronos Emmanuela Florino – anche se noi sapevamo che le accuse erano infondate. Ci siamo trovati addosso dei capi di imputazione da Br. Per anni abbiamo dovuto sopportare che i giornalisti tiravano fuori sempre questa storia, specie io che sono stata candidata alle politiche. Siamo contenti di questa vittoria e ringraziamo i nostri bravissimi avvocati. La Corte di Assise ha avuto il coraggio di guardare ai fatti ed esaminare le intercettazioni senza farsi condizionare”. “Siamo contenti anche – ha concluso Florino – che CasaPound si sia tolta un bel peso. Il mio cruccio era quello di aver creato involontariamente un danno al movimento per gli aggettivi che ci attribuivano. E che non davano il senso di cosa sia CasaPound davvero”.