Carola Rackete chiama a raccolta i disobbedienti di tutto il mondo: disturbiamo l’ordine pubblico

 

Carola Rackete pensa di essere la filosofa capace di ispirare una nuova rivoluzione. Insomma veste i panni di Marx, almeno secondo il titolo che Repubblica assegna al suo scritto: “Disobbedienti di tutto il mondo uniamoci”. E’ l’anticipazione del libro della Rackete che da domani sarà in edicola con il quotidiano. Il libro si chiama “Il mondo che vogliamo”.

Stavolta però l’unione caldeggiata da Carola Rackete non è contro il capitalismo che sfrutta i lavoratori ma è contro il disastro ambientale. Lei vuole andare oltre Greta Thunberg e dice: “Non prendere l’aereo e non mangiare carne non basta” così come non è sufficiente consumare meno e evitare di acquistare troppi abiti nuovi.

Che bisogna fare allora? “Perché si verifichino rapidi cambiamenti le società hanno bisogno di proteste di massa e del maggior disturbo dell’ordine pubblico possibile che provochi discussioni e decisioni”. La disobbedienza civile crea disturbo? Ma non esiste un ordine riconosciuto, quindi… . “Molti pensano che la disobbedienza civile sia un problema perché provoca rivolte e disturba l’ordine. Viviamo in un’epoca nella quale l’ordine è sbagliato e distruttivo”.

Carola Rackete e la disobbedienza civile
Naturalmente secondo Carola il faro da seguire è la sua azione di forzare il blocco del porto di Lampedusa. Ed elenca poi tutto l’armamentario delle proteste cui siamo abituati ormai da anni: sit in, petizioni, boicottaggio dei consumatori, azioni di disturbo ai colossi dell’energia. Il manuale di riferimento dei nuovi rivoluzionari ecologisti già esiste, si intitola “Come abbattere un regime”, un libro del politologo Gene Sharp.

Alla lunga, la minestra riscaldata che Carola propone è sempre la stessa, la stessa di quelle che un tempo si chiamavano le tute bianche, la stessa dei giottini, la stessa dei black bloc. L’armamentario ideologico dei centri sociali. Evidentemente da quelle parti l’impegno politico si concepisce solo così: disobbedire, cioè violare le regole, cioè far casino nelle piazze.

Che gli obiettivi siano poi fumosi (salvare il pianeta, tutelare la terra dalla catastrofe, difendere l’ambiente) non ha molta importanza. Ciò che conta, nell’ottica dei disobbedienti stile Carola, è giocare alla rivoluzione con le spalle coperte, cioè senza avvertire l’ansia di dover lavorare per vivere. Gente, direbbe Francesco Guccini, che ha molto tempo libero e che può permettersi “il lusso di sprecarlo”. Infatti Carola non si rivolge ai proletari, che non hanno tempo per le sue astruserie sociologiche. Si rivolge a quelli come lei, la nuova élite dei figli di papà con i capelli rasta.

 

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