Caos vicino ai locali, i residenti delle zone della movida di Milano querelano il sindaco Sala

 

In piena estate la diffida, nei giorni scorsi la denuncia. Martedì 15 dicembre gli avvocati del Coordinamento Nazionale “No Degrado e Malamovida”, hanno depositato in tribunale una querela nei confronti del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il motivo? La vita notturna della città che — secondo i comitati — lederebbe i diritti dei residenti.

La causa è finanziata dall’Associazione ProArcosempione, insieme ai comitati dei Navigli, Lazzaretto, Sant’Agostino, via Melzo/via Lambro (Porta Venezia) e di Archinto (Isola). L’atto è arrivato “dopo anni di tentativi falliti d’interlocuzione” con Palazzo Marino e soprattutto dopo “la totale assenza di risposte al formale atto di diffida stragiudiziale” che gli era stato notificato a luglio, hanno spiegato le associazioni attraverso una nota. “Riteniamo sia terminato il tempo delle richieste di confronto e sia invece arrivato quello dell’attribuzione e individuazione delle responsabilità”.

Nel testo — depositato dagli avvocati Giuseppina Borrelli, Aldo Fillinich e Paolo Risotti — le associazioni non si sono lamentate di fatti specifici ma hanno elencato le conseguenze della movida. Problematiche che cambiano in base al quartiere della città. Si va dal parcheggio selvaggio all’inquinamento acustico, vandalismo, occupazione arbitraria di suolo pubblico, spaccio di sostanze stupefacenti ma anche inquinamento acustico e disturbo del riposo. Non solo: i residenti si lamentano anche del deprezzamento degli appartamenti nei loro quartieri, soprattutto per le abitazione che si trovano ai piani bassi.

A luglio i comitati avevano avanzato anche delle possibili soluzioni: chiusura degli esercizi pubblici alle 24 nelle aree ad alta densità residenziale, limitare le autorizzazioni per i dehors (o di chiuderli a mezzanotte), monitorare l’emissioni dei rumori all’esterno dei locali. Non solo: avevano chiesto di vietare agli esercizi commerciali di servire bevande da asporto. Ora la questione è nelle mani dei giudici.