“Bombe su Parigi”. Cosa c’è dietro il video choc ucraino

12 MARZO 2022

I caccia russi volano bassi sulla città. Sfrecciano rapidi e l’occhio riesce a malapena a intercettarli. Un secondo o poco più, poi il boato. La ragazza, fino a pochi istanti prima sorridente, viene scaraventata in aria. Lo torre Eiffel, sullo sfondo, viene annientata. Le persone, prese dal panico, cominciano ad urlare.

Inizia così il video condiviso sui social ucraini per chiedere alla Nato una no-fly zone. I bambini piangono, intimoriti. I monumenti simbolo di Parigi, annientati. “Pensa se questo dovesse accadere in un’altra capitale europea. Combatteremo fino alla fine. Dateci una possibilità di vivere. Chiudete i cieli ucraini o dateci jet da combattimento”, conclude il video, caricato sui social da Oleksandr Merezhko, presidente della Commissione Affari esteri e cooperazione interparlamentare. “Anche noi credevamo che non sarebbe mai successo”, ha commentato Merezhko.

 

In poche ore, il filmato è diventato “virale”, è stato condiviso migliaia di volte sui social network ed è stato rilanciato dai media di tutto il mondo. L’obiettivo è, come detto, quello di convincere la Nato a imporre una no-fly zone sui cieli ucraini. Un’ipotesi irrealistica in quanto un’azione di questo tipo rappresenterebbe un atto di guerra nei confronti di Mosca. Come nota Il Corriere, infatti, “se la Nato imponesse una no-fly zone, sarebbe infatti obbligata a pattugliare i cieli dell’Ucraina, abbattendo i jet di Mosca e attaccando le difese anti-aeree russe in territorio ucraino”. Dello stesso parere anche il presidente del Copasir, Adolfo Urso, che in un’intervista all’AdnKronos, ha affermato: “Il rischio è che un intervento diretto, quale quello che si può enucleare anche semplicemente con la ‘no-fly zone’, possa innescare anche con un incidente un evento bellico con gli invasori russi e quindi coinvolgere poi eventualmente purtroppo la Nato anche nel conflitto, cosa che vogliamo assolutamente escludere”. Impossibile, dunque, imporre una no-fly zone, a meno di non volere un conflitto su più ampia scala, un rischio che né la Nato né gli Stati Uniti sono disposti a correre, come ha affermato il segretario di Stato Usa Anthony Blinken in quanto “inviare soldati o piloti americani porterebbe a un conflitto diretto con la Russia”.

 

Nonostante questa linea rossa, il presidente ucraino Volodomyr Zelensky continua a invocare una no-fly zone: “Se siete uniti contro i nazisti e questo terrore, dovete chiudere. Non aspettate che ve lo chieda più volte, un milione di volte”, ha detto in un’intervista a Sky. E ai dubbi espressi dall’Occidente nei confronti di una no-fly zone il capo del governo ucraino ha affermato: “Peggio per chi? Per le nostre famiglie? No, Per loro? Chi lo sa? Nessuno lo sa. Ma sappiamo esattamente che in futuro sarà troppo tardi”. Nessuno, ad oggi, vuole morire per Kiev. E questo lo sa anche lo stesso Zelensky che ora, dopo esser stato blandito per anni, si vede abbandonato dall’Occidente.