Attenzione: non toccatela per nessuna ragione! Gli esperti lanciano l’allarme: si sta diffondendo anche in Italia. Le regioni più colpite e, soprattutto, come evitarla

Una pianta velenosa molto diffusa in Italia può causare grave ustioni e portare anche alla cecità. Si tratta della panace gigante, anche detta di Mantegazzi, una pianta presente soprattutto in Lombardia. A lanciare l’allerta per la segnalazione della pianta velenosa anche in altre regioni è l’Orto Botanico di Bergamo, che invita a fare molta attenzione in caso di contatto con l’arbusto. La “Panace Gigante” se toccata causa gravi ustioni. Ma da dove viene?

L’arbusto è di origine caucasica e si sta diffondendo anche in Italia, mentre in Gran Bretagna e nell’Europa orientale costituisce una costante minaccia primaverile. In Italia è già presente in alcune regioni con diffusione lungo i corsi d’acqua, nei prati e nei luoghi incolti. L’Orto Botanico di Bergamo la segnala in Val Seriana, tra Ponte Nossa e Clusone. Altre regioni dove potreste incontrare questa pianta sono Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, e più raramente Veneto e Trentino. (Continua a leggere dopo la foto)

Cresce solitamente in luoghi molto soleggiati e può arrivare ad un’altezza di tre metri, ed è molto pericolosa per l’uomo: a renderla temibile è la sua linfa, che insieme alla luce del sole e all’umidità può provocare ustioni gravi e dolorose vesciche, ma anche danni a lungo termine come cicatrici e persino la cecità. La sua pericolosità è tale che all’estero periodicamente si conducono campagne che ne prevedono l’eliminazione. La scorsa estate cinque bambini britannici di Bolton e Salford hanno riportato i segni dell’intossicazione dopo essere entrati a contatto con la panace. (Continua a leggere dopo la foto)

Ora diverse segnalazioni sono state fatte nell’area di Manchester, dove sarà necessaria una bonifica. Come sottolineato, è molto importante evitare il contatto diretto con la pianta, ma nel caso questo avvenisse i medici consigliano di lavare la parte interessata ed evitare l’esposizione alla luce solare per almeno 48 ore.