Arrestato due volte ma libero. Così il killer ha ucciso Stefano

Said Mechaquat, il marocchino con cittadinanza italiana che ha ucciso con una coltellata alla gola Stefano Leo a Torino nella zona dei Murazzi, a quanto pare aveva diversi precedenti penali quando ha deciso di accoltellare in modo mortale il ragazzo.

La prima condanna in primo grado è arrivata il 20 giugno del 2016. Come rirporta la Stampa le accuse sono pensanti: violenza fisica psicologica, ingiurie, minacce e danneggiamenti.

Nelle motivazioni della sentenza emerege il vero volto di Said Mechaquat: “Un violento che aveva ridotto la sua ex compagna in uno stato di succubanza, costretta a subire percosse e minacce con frequenza costante. Per sua stessa ammissione almeno tre volte al mese”. L’uomo a quanto pare prendeva a calci e pugni la sua compagna costretta spesso alla fuga da casa. Il procedimento dopo il primo grado si è bloccato.Said è in attesa della sentenza di appello che non è ancora stata fissata. Ma già nel 2015 il marocchino aveva avuto i primi problemi con la giustizia. Il 19 febbraio 2015 aveva subito una condanna a un anno e due mesi. Il motivo? Sempre lo stesso: violenze sulla sua compagna. La donna era stata colpita con pugni e schiaffi. Anche calci mentre la donna era incinta. Un vero e proprio incubo. La storia tra Said e la sua ex compagna Ambra è stata di fatto scandita dalle violenze e dalle denunce. Said viene arrestato per ben due volte. Nel 2013 i poliziotti trovano la donna seminuda in strada in lacrime con il piccolo figlio tra le braccia. Era stata picchiata. Dieci giorni di prognosi. Come ricorda sempre la Stampa, Said viene scarcerato. Ma tornano le violenze. Dopo le denunce, la condanna per Said arriva nel 2015. L’uomo però è rimasto in libertà fino allò’incontro con Stefano. La giustizia non ha fatto in tempo a mettere dietro le sbarre un assassino così spietato che ha spezzato per sempre il sorriso di questo ragazzo.