Alzheimer, scoperto il meccanismo che blocca la memoria

Per la prima volta in uno studio su pazienti, è stato scoperto da scienziati italiani il ruolo chiave di una piccola regione cerebrale, l’area tegumentale ventrale, nella malattia di Alzheimer.

Se questa area (deputata al rilascio di una importante molecola ‘messaggera’ del cervello, la dopamina) funziona poco, ne risente il ‘centro’ della memoria, l’ippocampo, quindi la capacità di apprendere e ricordare.

Resa nota sul Journal of Alzheimer’s Disease, la scoperta potrebbe rivoluzionare sia la diagnosi precoce, sia le terapie per questa forma di demenza, spostando l’attenzione su farmaci che stimolano il rilascio di dopamina.

 

Autrice dello studio è Annalena Venneri, dello Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) in Gran Bretagna, che spiega: “la nostra scoperta indica che se l’area tegmentale-ventrale (VTA) non produce la corretta quantità di dopamina per l’ippocampo, questo non funziona più in modo efficiente” e la formazione dei ricordi risulta compromessa.

Si tratta del primo studio al mondo che dimostra questo collegamento negli esseri umani

Spiega repubblica.it:

• TEST PER LA MEMORIA

I ricercatori sono riusciti così a chiarire quali siano i dettagli molecolari della mancata comunicazione tra le cellule nervose che, nel tempo, provoca perdita di memoria. Fra le funzioni della dopamina c’è la regolazione del movimento e delle risposte emotive.

“La dopamina è necessaria a tutto il cervello – spiega D’Amelio professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia al Campus Bio-Medico, il primo a capire l’importanza di questo neurotrasmettitore nell’Alzheimer – .

Assolve funzioni diverse a seconda di dove rilasciata, nell’ippocampo è collegata alla memoria. Viene prodotta da neuroni che si trovano nel mesencefalo.

In questo caso viene rilasciata in aree del cervello coinvolte in funzioni non motorie che vanno dalla regolazione dell’umore alla memoria.

Risultati immagini per alzheimer

Se il meccanismo non funziona, il paziente non riesce più a ricordare quello che accada e si ammala”.

• LE SUPER RISONANZE MAGNETICHE

I due ricercatori italiani, Venneri e il co-autore Matteo De Marco, hanno preso in esame un campione di 110 pazienti.

Hanno acquisito risonanze magnetiche molto potenti, chiamate a 3Tesla, di 51 adulti sani, di 30 pazienti con diagnosi di decadimento cognitivo lieve e di 29 pazienti con diagnosi di Alzheimer.

Si tratta di risonanze che hanno il doppio della potenza delle normali scansioni Rmn e sono così in grado di produrre immagini della migliore qualità possibile.

Risultati immagini per alzheimer

I risultati hanno dimostrato un legame-chiave tra le dimensioni e la funzionalità dell’area tegmentale-ventrale, le dimensioni dell’ippocampo e l’abilità a imparare nuovi concetti.