ALESSIA PIFFERI, LA VICINA DI CELLA ROMPE IL SILENZIO: “COSA FA IN CARCERE..”

Alessia Pifferi, la madre 37enne  che ha lasciato morire di stenti la figlioletta Diana, di soli 18 mesi, è rinchiusa nel carcere di San Vittore, in isolamento, sorvegliata a vista, per paura che possa compiere atti autolesionistici o che altre detenute possano farle del male.

Un caso, quello della piccola Diana,  che ha inorridito l’Italia intera e che, senza ombra di dubbio, rientra tra i più efferati degli ultimi tempi. La bimba è stata abbandonata dalla madre in un bilocale di via Parea, a Milano, in un lettino da campeggio, con accanto un solo biberon di latte.

Proprio in quel lettino, senza nulla da mangiare e da bere, senza un riverbero d’aria dato che l’appartamento era stato chiuso con cura dall’assassina affinché, probabilmente, nessuno dei vicini sentisse anche un solo lamento della povera vittima, Diana ha trovato la morte.

Si è spenta in solitudine, nell’abbandono, nel degrado, 2 giorni prima del suo ritrovamento.  Una morte avvenuta perché la Pifferi, considerandola un intralcio alla sua vita che voleva vivere in libertà, ha preferito andarsene dal suo compagno 58enne di Leffe, da cui ha trascorso 6 giorni.

Tutto questo perfettamente consapevole che Diana, al suo  ritorno, avrebbe potuta trovarla priva di vita, così come è stato quando i soccorritori si sono trovati di fronte quel corpicino sul quale si stavano depositando larve di insetti, con gli occhietti semiaperti, le unghie violacee.  Una scena agghiacciante  causata da una madre nei confronti della figlia, di una piccola di soli 18 mesi che è uscita dal suo grembo.

Come vi dicevo, la Pifferi, che finora non ha mostrato alcun pentimento, si trova nel carcere di San Vittore. A parlare ora, è la sua vicina di cella, la 20enne Sara Ben Salha , che è ai domiciliari da mercoledì 3 agosto  dopo essere finita in manette, assieme ad altri 8 coetanei, nell’ambito dell’indagine sul collettivo del trapper lecchese Simba La Rue, anche lui finito in carcere.

Il ruolo della  giovane sarebbe stato quello di aver fatto da esca, attirando, con la scusa di un appuntamento galante,  Akrem Ben Haj Aouina, amico di Touché, poi accoltellato.

La 20enne, che è rimasta in cella pochi giorni, ha avuto modo di conoscere Alessia Pifferi e di parlarci.  Nel descriverla, viene fuori un’immagine diversa da quella di madre assassina, il nome con cui finora l’abbiamo definita per quanto commesso.

Queste le parole della ragazza, riferendosi alla 37enne: “Si è aperta molto con me, non nega assolutamente le sue colpe, soffre molto. L’ho sentita piangere tutto il giorno, sdraiata in silenzio a guardare il soffitto. Non è un mostro ed è sola al mondo, la famiglia le ha voltato le spalle, il compagno è sparito, le altre detenute la odiano”.

Una voce decisamente fuori dal coro, quella di Sara che, dopo la sua breve parentesi tra le mura carcerarie, ha ripreso a guardare avanti, sognando di diventare magistrato, essendo iscritta a giurisprudenza. “Non so quanto sarà possibile realizzare questo sogno, ma io ci proverò”, ha concluso la 20enne.