ALESSANDRO IMPAGNATIELLO, QUALE CONDANNA RISCHIA ORA

 

Alessandro Impagnatiello è crollato, mercoledì in tarda serata  e con lui, il suo castello di bugie che si è sgretolato, cedendo il posto ad una verità a dir poco agghiacciante. Così, in men che non si dica, è passato dall’essere il fidanzato disperato per la scomparsa della compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, a principale e finora unico accusato dell’omicidio della donna.

Alessandro Impagnatiello, 30 anni ,  barman in un albergo di lusso di Milano,  nell’ambiente è un volto noto perché ha gestito i bar di locali prestigiosi come il Four Seasons l’Armani Bamboo Bar.  Di lui abbiamo, sin da subito, saputo che  ha un figlio di sei anni, nato da una precedente relazione  e che è in buoni rapporti con la sua ex compagna.

Di lui si sono dette tante  cose, specie subito dopo la confessione che ha lasciato sgomenti tutti gli italiani. Il femminicidio di Giulia, incinta di sette mesi di un bimbo che si sarebbe dovuto chiamare Thiago, attesissimo  dai familiari, è solo tra gli ultimi di una lunga lista  di giovani donne che hanno fatto una terribile fine per mano di chi diceva di amarle.

Alessandro Impagnatiello, quale condanna rischia ora

Giulia, agente immobiliare, aveva scoperto la  relazione parallela del compagno con una ex collega italo-inglese 23enne,  con la quale c’era stato un incontro charificatore proprio sabato pomeriggio, intorno alle 17:00…. incontro in cui le due donne hanno preso contezza delle menzogne  raccontate da Impagnatiello e si sono mostrate solidali.

Intanto l’indignazione della pubblica opinione, così come i suoi sguardi, si focalizzano proprio sul reo-confesso Alessandro Impagnatiello. Quale condanna rischia ora?

Alessandro Impagnatiello, messo sotto torchio dagli investigatori, è crollato, confessando di aver tolto lui la vita a Giulia,  a seguito di un litigio.  Alessandro prima l’ha  colpita fatalmente  poi ha cercato di bruciare il corpo della 29enne. Infine, se n’è disfatto, buttandolo, come un rifiuto, in un’intercapedine dove lo ha fatto ritrovare ai carabinieri dopo 4 giorni e 4 notti. Si è chiuso così, in modo tremendo, un caso che ha tenuto col fiato sospeso milioni di italiani.

Sappiamo cosa è successo alla povera Giulia, mentre in tanti vogliono sapere quale condanna rischia Impagnatiello.. Il gip Angela Minerva ha convalidato il fermo e ora il barman si trova nel carcere di San Vittore a Milano. Da un punto di vista giuridico, il gip ha  riconosciuto le aggravanti del vincolo sentimentale e dei futili motivi, ma non quelle della crudeltà e della premeditazione. La decisione  è stata oggetto di accese discussioni tra gli utenti dei social ma a far chiarezza ci ha pensato il Corriere della Sera, anche per smorzare l’ondata di indignazione e la sete di vendetta che ruota attorno al reo confesso.

Sul noto quotidiano è precisato che la decisione della giudice non avrà ripercussioni sulla eventuale pena, perché Impagnatiello rischia una condanna all’ergastolo. Secondo la gip, l’aggravante della crudeltà non c’è perché il delitto non è “caratterizzato da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero di colpi inferti”. 

Riguardo la premeditazione, c’è chi ha fatto notare che  Impagnatiello,  mentre Giulia stava avendo l’incontro chiarificatore con l’amante del suo compagno,  aveva cercato su internet «ceramica bruciata vasca da bagno»… ricerche sul web condotte intorno alle 19:00 di sabato sera (considerando che il femminicidio viene consumato in un arco temporale compreso, per gli inquirenti,  tra le 19.30 e le 21).

Se sui social gridano a gran voce la premeditazione, per la giudice non è così: «La giurisprudenza identifica i tratti distintivi della premeditazione nell’apprezzabile intervallo temporale tra l’insorgenza del proposito delittuoso e la sua attuazione, tale da consentire una ponderata riflessione sulla decisione presa e sull’opportunità del recesso». Nel caso in oggetto, passa circa un’ora tra le ricerche su internet condotte da Impagnatiello  e il momento in cui  pone fine all’esistenza della fidanzata.  Per la legge si tratta di  un lasso di tempo certamente non lungo o comunque non considerato abbastanza lungo per giustificare questo tipo di aggravante.