Abbassa mascherina e fuma: alla barista multa da 400 euro

In questi tempi segnati dall’emergenza coronavirus e dai vari Dpcm per contrastare l’espandersi dell’epidemia anche fumare una sigaretta nel corso di una pausa lavorativa può costare caro.

Ne sa qualcosa Ilenia, una giovane barista de “L’Ombra de Vin” situato in piazza della Vittoria a Pavia che ha ricevuto una multa di 400 euro dagli agenti di polizia locale per aver infranto le norme anti-contagio. La disavventura, che ha privato la giovane di quasi la metà del suo stipendio, è avvenuta nella tarda serata di venerdì. Come riporta La Repubblica Milano, Ilenia e Samanta, la titolare, si trovavano all’esterno del bar, sotto i portici, per rilassarsi un attimo quando improvvisamente sono arrivati i vigili.

“A quell’ora il locale è semivuoto e torna a riempirsi intorno alle 23:30. Gli unici clienti presenti in quel momento erano seduti ai tavolini in piazza, a oltre tre metri di distanza”, ha spiegato Samanta. Quest’ultima ha ricostruito quanto accaduto spiegando che in quel momento stava indossando la mascherina così come previsto dalle norme mentre la barista, che si era messa debita distanza di oltre un metro da lei, l’aveva abbassata solo perché aveva la sigaretta accesa in mano. “Come avrebbe potuto fumare altrimenti?”, ha affermato sconsolata la proprietaria del locale.

Ma le forze dell’ordine non hanno voluto sentire spiegazioni. Sul verbale si legge che la multa è dovuta al fatto che la barista “non usava correttamente la mascherina in una zona di forte flusso”. Samanta, però, non si arrende ed annuncia che farà ricorso: “Non pagheremo i 400 euro e mi farò carico io di tutte le spese legali, che non voglio gravino su una mia dipendente, peraltro sempre molto precisa e attenta alle regole”. “Lavoriamo nella piazza principale di Pavia- ha proseguito- ed è ovvio che ci sia un notevole passaggio, ma non c’era nessun assembramento. Ilenia non toglie la mascherina neppure quando va in bagno, né alle due di notte, dopo la chiusura, mentre è impegnata nella pulizia del locale”.

Contattata da ilgiornale.it Samanta ha poi spiegato di essersi arrabbiata non solo per la multa che considera ingiusta ma anche per il comportamento della polizia municipale che ha mirato solo a lei e ad Ilenia mentre non ha fatto nulla contro un gruppetto di ragazzini che stazionavano nei pressi del locale e che non rispettavano le norme.

Inoltre la titolare del bar ha ammesso che da quando la barista è stata multata si sono moltiplicate le manifestazioni di solidarietà “nei nostri confronti e questo non può che farci piacere perché significa che viene riconosciuta la nostra professionalità. I clienti si sono offerti di fare una colletta per raccogliere la cifra necessaria, ma io mi sono già rivolta a un legale. Non si può sanzionare qualcuno perché secondo i vigili potrebbe esserci un rischio di assembramento. Le persone erano ben distanziate e l’assembramento non c’era”.

Intanto, attraverso Facebook, anche Ilenia si è sfogata: “Lavoriamo in misure di sicurezza anti-Covid da maggio con ripetuti controlli e mai nessuna sanzione. Sono passate pattuglie di qualsiasi forza dell’ordine che mi possa venire in mente ogni weekend e non hanno mai avuto modo o motivo di scrivere verbali”. E ancora: “Qualsiasi cliente del locale in cui lavoro può testimoniare che indosso la mascherina dal momento in cui arrivo fino al momento in cui chiudo la porta alla fine del turno, con l’unica eccezione dei momenti in cui bevo o, ahimè, quando ho il brutto vizio di fumare una sigaretta. Il fatto che un vigile urbano abbia fatto a malapena il suo lavoro disponendo la chiusura di due locali sulle decine non lo rende una persona integerrima, in caso contrario mi avrebbe sanzionata istantaneamente e non dopo aver minacciato di scrivermi quattro righe quando gli ho fatto notare che pensavo di potere tenere la mascherina abbassata mentre fumavo”. Secondo quanto affermato dalla stessa Ilenia gli agenti si sarebbero messi a discutere sulla “legittimità della mia pausa con la mia titolare”. Anche la barista è decisa a ricorrere alle vie legali per far valere le sue ragioni.