Papa Leone XIV, perché il cardinale Robert Francis Prevost ha scelto questo nome
Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!, “Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa!”. Pochi istanti fa, dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha pronunciato l’attesa formula latina, comunicando a Roma e al mondo il nome del nuovo Successore di Pietro: “Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Robertum Franciscum, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit Leone XIV.
Con questo nome, il nuovo pontefice eredita non solo una corona spirituale, ma anche un carico simbolico di storia, grandezza, crisi e riforme. Con l’elezione di Papa Leone XIV, il nome “Leone” ritorna a far sentire la sua forza sul trono più alto della cristianità. Un nome che, nella storia della Chiesa, non è mai stato scelto per caso: evoca solidità dottrinale, coraggio politico, visione teologica.

Papa Leone XIV, perché il cardinale Robert Francis Prevost ha scelto questo nome
Con tredici predecessori, il nuovo pontefice si inserisce in una lunga catena di papi che hanno segnato i secoli con la loro influenza, lasciando impronte diverse, ma spesso indelebili, sulla storia d’Europa e della cristianità.
Il primo fu Leone I, detto “il Magno”, che nel V secolo affrontò il flagello di Attila con la sola forza della parola, mentre Roma tremava sotto la minaccia degli Unni. Fu uno dei grandi padri della Chiesa, il cui pensiero e la cui diplomazia hanno resistito ai secoli, al punto da essere uno dei pochi a meritare l’appellativo di “grande”. Eppure non meno importanti, seppur più oscuri, furono alcuni successori dal medesimo nome. Leone II, ad esempio, visse meno di due anni da papa ma intervenne con decisione su questioni dottrinali fondamentali, mentre Leone III rimarrà per sempre legato all’atto simbolico e politico di incoronare Carlo Magno nell’anno 800, dando vita al Sacro Romano Impero.

Altri Leone sono figure più evanescenti, come Leone V e Leone VI, segnati da pontificati brevissimi e relegati alle note di contesto del caos medievale, quando la lotta per il potere tra famiglie romane e autorità esterne scuoteva le fondamenta della Curia. Fu il tempo della cosiddetta “pornocrazia”, un’epoca in cui la cronaca nera spesso sopravanzava quella spirituale. Ma c’è anche chi, come Leone IV, seppe rafforzare la difesa della Città Eterna, facendo costruire le Mura Leonine attorno al Vaticano, e chi, come Leone VII, cercò di ridare prestigio al clero con uno stile monastico e riformatore.
Il nome attraversa anche il dramma degli scismi e delle riforme. Leone IX, infatti, segnò il punto di rottura con l’Oriente cristiano nel 1054, avviando il grande scisma tra Roma e Costantinopoli. Un secolo dopo, Leone X – un Medici e uomo del Rinascimento – sarà protagonista involontario dell’inizio della Riforma protestante, quando la sua scomunica di Martin Lutero darà il via a una delle fratture più profonde della Chiesa. Eppure Leone X amava la bellezza e l’arte quanto il potere, famoso per aver detto: “Dio ci ha dato il papato, godiamocelo”.


Arrivando all’età contemporanea, altri pontefici dal nome leonino hanno lasciato il segno in modo più discreto, ma non meno determinante. Leone XII, dopo la tempesta napoleonica, cercò di restaurare l’ordine e la moralità, mentre Leone XIII si confrontò apertamente con la questione sociale dell’Ottocento, scrivendo la celebre enciclica Rerum Novarum che aprì una nuova stagione per la dottrina sociale cattolica. Morì ultranovantenne, lasciando non solo testi ma anche le prime fotografie e riprese filmate di un papa: era ormai l’epoca della modernità.
Ora, con Leone XIV, la Chiesa guarda a un passato potente per tracciare il suo futuro. Non è un caso che il nuovo pontefice abbia scelto proprio questo nome, consapevole dell’eredità pesante ma gloriosa che porta con sé. Un nome che richiama diplomazia, riforme, coraggio e visione. Resta da vedere in quale direzione vorrà condurre la barca di Pietro. Ma una cosa è certa: il leone ha ricominciato a ruggire.