W Angelina. Al resto “Ci pensiamo domani”

 

Ha vinto Angelina che t’o dico a fa’. Lo avevamo pronosticato, c’era voglia di sana provincia, di cose buone e fresche, e la figlia di Mango era perfetta. D’altra parte cosa vuoi più dalla vita? Una Lucana of course. Angelina è brava, bella nella sua semplicità, ma a differenza della Cinquetti ha già l’età, la determinazione, gli studi, la gavetta. Non è solo figlia di Mango, ma anche di Laura Valente, la solista del brivido caldo, dopo la Ruggero, di uno dei gruppi più raffinati del pop italiano, i Mattia Bazar. La musica non ce l’ha nel sangue, ma proprio nel DNA. Il Festival è stato un successo, Amadeus il più amato dagli italiani, Premier di Sanremo, come suo compare ciuri Fiorello. Il Paese, ed anche la povera affaticata Meloni, ha sospeso per una intera settimana le sue sterili divisioni sulla politica, resisteva solo Salvini a fare il controcanto sui trattori. Ma siamo sempre pizza e mandolino? Ma tutte ste transizioni ecologiche, digitali, la globalizzazione? C’è tempo, come per l’ancora sconosciuto PNRR. Per una settimana Pazza come la Bertè le sfide erano altre.

Erano le lotte non nei partiti ma nelle case discografiche, spesso più feroci, come ai tempi di Tenco, che rimanendoci malissimo si sparò. Geolier, lo sconfitto di Sanremo certamente non se la prenderà così tanto. I tempi erano diversi, i cantautori meno prodotti e più solitari. Certo ai tempi oltre a Tenco, c’erano Bindi, Paoli, Dalla, Rino Gaetano, Vasco Rossi, difficilmente oggi queste voci autoriali fuori dal coro possono arrivare. Alcune non ci arrivarono mai nemmeno allora, come De Andrè, Guccini, De Gregori, o il compianto Pino Daniele. Sanremo è finita e come gli altri anni dopo il tempo di sospensione canora l’Italia è sempre ad un punto. Irrisolta.