“Vilipendio alla magistratura”: Salvini a processo entro l’estate

Matteo Salvini sarà processato a Torino prima dell’estate. Il vicepremier leghista è accusato di vilipendio all’ordine giudiziario per aver pronunciato, durante un comizio a Collegno il 14 febbraio 2016, frasi offensive contro la magistratura italiana.

“Qualcuno usa gli stronzi che mal amministrano la giustizia – avrebbe detto in quell’occasione – difenderò qualunque leghista che venga indagato da quella schifezza che è la magistratura italiana che è un cancro da estirpare”. L’intervento sarebbe stato rispreso da un servizio giornalistico della Rai e, stando a quanto ricostruito dalla Stampa, le immagini sarebbero state acquisite dalla Digos.

Articolo 290 del codice penale. Salvini è accusato di vilipendio all’ordine giudiziario. Il pm titolare dell’inchiesta, Emilio Gatti, ha ottenuto dal tribunale una data per l’udienza preliminare, che si terrà appunto prima dell’estate. Il pubblico ministero, come da prassi, dovrà ora firmare il decreto per la citazione diretta in giudizio del leader leghista che verrà chiamato a rispondere delle frasi pronunciate in seguito al rinvio a giudizio di Edoardo Rixi, al tempo vice segretario nazionale del Carroccio, per le “spese pazze” in Regione Liguria. Il procuratore Armando Spataro aveva immediatamente chiesto al Guardasigilli Andrea Orlando di poter processare Salvini per le frasi pronunciate durante il congresso della Lega Piemonte, ma la richiesta (reiterata ben tre volta) è rimasta in un cassetto finché il 9 ottobre 2018 il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non ha firmato l’autorizzazione evitando così l’archiviazione.

In queste ore il Movimento 5 Stelle è finito nella bufera per aver concesso l’immunità a Salvini sul caso della nave Diciotti. Accuse che Bonafede ora respinge al mittente. “È un caso assolutamente eccezionale”, ha sottolineato il Guardasigilli vantandosi di aver firmato l’autorizzazione a procedere sul reato di vilipendio. “Dunque – ha poi chiosato il ministro della Giustizia -non c’è alcuna politica nuova sull’idea che un politico debba essere valutato dai magistrati”.

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