Vietato dire “clandestino”. Lega condannata. Salvini: “Siamo alla follia”

Il giudice: “Il termine ha una valenza denigratoria ed è emblema di negatività”. Il sindaco Fagioli: “Censura di stampo comunista. Se non la pensi come loro, vieni condannato”

Nella neolingua politicamente corretta, imposta anche a colpi di sentenze giudiziarie, è vietato utilizzare la parola clandestino. Perché “espressione dal carattere denigratorio e discriminatorio”. Con queste motivazioni un giudice del Tribunale di Milano ha condannato la Lega a pagare 14mila euro per aver affisso nell’aprile scorso i manifesti “Saronno non vuole clandestini”, in merito all’arrivo di 32 profughi in una struttura vicino alle scuole. La condanna dunque è per discriminazione, su ricorso di Asgi e Naga, due associazioni di volontariato pro immigrati.

“Il termine ‘clandestino’ ha una valenza denigratoria e viene utilizzato come emblema di negatività”. E ancora: “È idoneo a creare un clima intimidatorio (implicitamente avallando l’idea che i ‘clandestini’, non regolarmente soggiornanti in Italia, devono allontanarsi)”, curioso in effetti che i clandestini, cioè gli immigrati irregolari, debbano essere allontanati, espulsi, come accade in tutti i paesi civili del mondo.

Definire clandestini coloro che entrano irregolarmente in Italia quindi sarebbe non logico e lineare bensì “intimidatorio”. “Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione, che ha l’effetto non solo di violare la dignità degli stranieri, richiedenti asilo, appartenenti ad etnie diverse da quelle dei cittadini italiani, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”, scrive ancora il giudice.

Il leader della Lega, Matteo Salvini,non si piega ai diktat della neolingua: ”C’è qualcuno che, oltre ad imporci un’immigrazione fuori controllo, vuole imporci anche una nuova lingua italiana. E dunque, io continuerò a pronunciare la parola messa al bando”. ”Siamo alla follia”, aggiunge Salvini; “si perseguono gli italiani e i vocaboli usati. Io sono andato a controllare sulla Treccani il termine, onde evitare fraintendimenti… Basta leggere un dizionario della lingua italiana”.

Il sindaco di Saronno, Alessandro Fagioli, è basito: “Siamo alla censura di stampo comunista. Se non la pensi come loro, vieni condannato”, spiega al Populista. “Se la parola in questione è proibita, cancellatela dal vocabolario. Chi entra nel nostro Paese senza avere titolo per farlo, senza documenti o visti, è un clandestino”. Eppure la sentenza pare negare anche questa ovvietà: “Gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello Stato italiano, perché temono a ragione di essere perseguitati o perché corrono il rischio effettivo in caso di rientro nel paese d’origine di subire un grave danno, non possono considerarsi irregolari e non sono, dunque, ‘clandestini'”. Quindi non sarebbero da considerare clandestini nemmeno prima di presentare la domanda d’asilo.

“Questo è un processo politico nei confronti di chi, come la Lega, è contrario a questa immigrazione – aggiunge Fagioli -. Se una persona scavalca un muro di cinta ed entra in una proprietà privata posso, almeno dal punto di vista politico, definirlo un ladro? Assurdo poi argomentare che la parola clandestino avrebbe un’accezione negativa. Esiste ancora la libertà di espressione?”.