Valle d’Aosta, boom Lega: primo partito al 20-24%

Anche in Valle d’Aosta è iniziato alle 15 lo spoglio delle schede che determinerà la nuova composizione del consiglio regionale.

Secondo il primo exit-poll del Consorzio Opinio Italia per Rai, come riportato da Adnkronos, alle elezioni in Valle d’Aosta è in testa la Lega con il 20-24%, con una copertura del campione stimata dell’80%. Netto, dunque, lo stacco rispetto ai partiti e alle coalizioni che inseguono, con l’Unione Valdotaine del governatore in carica Renzo Testolin ferma all’11%. Il Movimento 5 Stelle è al 4%.

I dati dell’affluenza mostrano una lieve crescita rispetto alle ultime consultazioniu elettorali: i votanti alle Regionali sono stati 70.521 su 103.127, il 68,38%. Ieri alle 23 erano il 54,16%, alle Regionali del 2018 il 65,13% e alle Europee del 2019 il 51,91%. Per il referendum l’affluenza è stata del 73,47%, pari a 70.559 votanti. Per il rinnovo del Consiglio comunale di Aosta del 60,15%, pari a 18.262 votanti, nel 2015 era stata del 61,26%.

Si conferma la tendeza registrata alle elezioni regionali del 2018. Due anni fa la Lega aveva ottenuto il 17,06, staccando di circa due punti l’Union Valdotaine che con il 19,25% dei voti si era confermato primo partito. Un crollo dei consensi rispetto al 2013 quando l’Union aveva trionfato con il 33,47%. E la debacle si sta confermando anche oggi: con l’17% delle preferenze si trova a rincorrere la Lega primo partito avanti di sette punti. In caduta libera anche il Movimento 5s dato al 4%.

A differenza delle altre Regioni, in Valle d’Aosta il presidente non è a elezione diretta. Il meccanismo di voto riformato nel 2017, prevede l’elezione di 35 consiglieri a turno unico con sistema proporzionale che nomineranno successivamente il governatore della Regione. Alla lista singola, o al gruppo di liste, che abbia conseguito almeno il 42 per cento dei voti validamente espressi, è assegnato un premio di maggioranza pari a 21 seggi. Nel caso in cui nessuna lista, singola o associata, abbia raggiunto tale soglia, i seggi vengono ripartiti secondo un criterio puramente proporzionale, in modo da rispecchiare la percentuale dei voti conseguiti da ciascuna di esse. Il presidente viene eletto in seguito con una votazione interna al Consiglio, secondo un meccanismo di maggioranza assoluta: entra in carica chi ottiene la metà più uno dei voti.