Ursula von der Leyen, il Parlamento europeo voterà la mozione di sfiducia: “Ci sono i numeri”
Una settimana di alta tensione istituzionale si apre nel Parlamento europeo, con la presentazione ufficiale di una mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. L’iniziativa, impulsata dall’europarlamentare Georges Piperea del gruppo Conservatori e Riformisti europei (Ecr), ha superato le firme necessarie per essere formalmente iscritta all’ordine del giorno dell’aula di Bruxelles, con discussione prevista per lunedì 7 e voto finale il 10 luglio.
La mozione, firmata da 79 eurodeputati appartenenti prevalentemente alla destra radicale, rappresenta un segnale politico di forte opposizione al secondo mandato di von der Leyen. Tuttavia, i numeri disponibili schiacciano la proposta, che rischia di non superare la soglia necessaria per una sfiducia formale: le forze di maggioranza, in primo luogo il Partito popolare europeo (Ppe) e i socialisti del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), hanno già annunciato che fortemente difenderanno la presidente, definendo l’atto “strumentale” e sospetto di logiche interne più che di diritti pubblici.
Il Ppe, di cui von der Leyen fa parte, ha commentato che la mozione “non ha basi solide” e costituisce un attacco alle istituzioni volto più a divisioni politiche interne che a una reale valutazione dell’operato della Commissione. Anche i socialisti hanno escluso di sostenere una sfiducia, con la leader Iratxe Garcia Perez che ha dichiarato: “Non supporteremo iniziative della destra radicale”. Tuttavia, ha lasciato uno spiraglio aperto a un possibile dibattito futuro, qualora si decidesse di aprire una vera e propria discussione sulla leadership dell’attuale Commissaria Europea.
La posizione del gruppo La Sinistra, meno compatta e più ambigua, mette in discussione la strategia di fondo: il co-presidente Martin Schierdewan ha affermato che “si vuole un cambiamento di politica, ma è necessario discutere le modalità”. Posizioni che riflettono l’incertezza di un’alleanza che non sembra al momento orientata alla sfiducia.
La mossa dell’Ecr, gruppo di estrema destra, sembra più una provocazione: posizionarsi come opposizione strutturale per alzare il tiro e costringere i gruppi principali a esporre le proprie scelte in un momento di grande transizione politica. La mozione rappresenta, dunque, più un segnale politico che un reale tentativo di rimuovere von der Leyen: con il rischio, anzi, di rafforzarne la legittimazione, qualora questa venga respinta senza apparenti motivazioni sostanziali.
Il quadro politico più ampio evidenzia come l’Europa sia ancora nell’epoca delle alleanze in via di definizione. La strategia dell’Ecr di polarizzare il dibattito tra sovranisti e filo-europeisti si inserisce in un momento delicato, che vede la stesura delle nuove maggioranze e il consolidamento delle leadership istituzionali.
Settimana cruciale dunque per il Parlamento, che si appresta a confrontarsi con una fase di scontro e confronto, e per Von der Leyen, che a pochi mesi dall’insediamento dovrà affrontare crescente pressione da diverse forze politiche. La prossima settimana sarà decisiva: il voto potrebbe non cambiare gli equilibri, ma certamente segnerà un ulteriore capitolo di un’epoca di forti tensioni politiche a Bruxelles.