Uccise un vigile, torna libero e compie furti per 200mila euro: il rom evita il carcere e finisce ai domiciliari

 

di Andrea Siravo – È stato scarcerato e ha ottenuto di andare agli arresti domiciliari a casa della compagnia Remi Nikolic, il giovane, oggi 25enne, a processo insieme a due ladri-acrobati per due furti in appartamento in centro a Milano commessi il 22 febbraio, undici giorni dopo aver finito di scontare la pena di 9 anni e 8 mesi per l’omicidio del vigile urbano Nicola Savarino.

Ancora minorenne, il 12 gennaio 2012, il giovane di etnia rom ha travolto e ucciso l’agente al volante di una Bmw X-5 in piazza Alfieri. È riuscito inizialmente a fuggire all’estero ma è stato poi arrestato e condannato a quasi 10 anni in via definitiva. Una pena, tuttavia, che non ha scontato completamente dietro le sbarre, dato che dopo 5 anni e 6 mesi trascorsi in un carcere minorile è riuscito a ottenere l’affidamento in prova.

Dopo 5 anni e mezzo di carcere per l’omicidio, il giovane ha ottenuto l’affidamento in prova e l’11 febbraio del 2020 ha finito di scontare la pena. Dopo meno di due settimane, il 22 febbraio, Nikolic, con Alen Djordjevic, 26 anni, e Martin Jovanovic, 23 anni, ha pensato bene di ‘festeggiare’ prendendo di mira due appartamenti lussuosi nel centro di Milano da cui ha portato via denaro, monili e preziosi di ogni genere. Nikolic e soci sono stati però catturati dalla squadra mobile a luglio e portati in carcere. Oggi, però, il giudice della seconda penale di Milano Orsola De Cristofaro ha autorizzato la scarcerazione, accogliendo l’istanza dell’avvocato di David Russo che ha ottenuto il parere favorevole della Procura.

Per il giudice, per quanto “permangono i gravi indizi di colpevolezza” va tenuto conto “della età” di Nikolic, del “percorso rieducativo compiuto in sede di espiazione della pena all’Istituto Beccaria” dopo la condanna per l’omicidio del vigile Savarino, dell’”auspicabile effetto deterrente” per i sei mesi trascorsi in carcere e della “rivisitazione critica della condotta illecita” per i furti che gli avevano permesso di racimolare un bottino del valore complessivo di circa 200mila euro. In sostanza, secondo la valutazione del giudice i domiciliari possono salvaguardare il “pericolo di reiterazione del reato”. La prossima tappa è ora l’udienza del 3 febbraio in cui il giudice dovrà decidere se dare il via libera o meno a un patteggiamento a una pena di tre anni per i furti, che non sconterebbe eventualmente in carcere.

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