“Trovati sui loro cellulari”. Omicidio Willy Monteiro, i video choc dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi

L’accoglienza in carcere dei fratelli Bianchi, accusati dell’omicidio di Willy Monteiro, il 21enne pestato a sangue nel 2020 a Colleferro per aver difeso un amico, non era stata delle migliori: sputi, insulti e minacce.

In clima d’odio che ha fatto tremare i polsi dei Bianchi, alla disperata ricerca di un’isola sicura per sopravvivere al carcere. Anche il mese scorso, intercettato dai carabinieri durante un colloquio con il fratello, Marco Bianchi, secondo quanto riportato da Repubblica, avrebbe raccontato: “Una volta mi hanno messo un chiodo dentro il dentifricio. Ci stanno i bravi e ci stanno quelli non bravi, le merde”.

Willy Monteiro fratelli Bianchi sparano animali

Willy Monteiro, sui cellulari dei fratelli Bianchi i video choc

Nelle scorse udienze sono stati ascoltati i vari testimoni che hanno assistito al pestaggio, tra questi anche un amico di Willy: “Dopo il primo calcio ho provato a soccorrerlo per portarlo via, ma appena ho provato ad afferrarlo mi è arrivato un calcio alla gola. Ho alzato anche le mani. Lui mentre era a terra veniva picchiato e ogni volta che provava a rialzarsi continuavano a picchiarlo con calci e pugni”. Intanto gli inquirenti continuano a scavare nella vita dei presunti assassini e dai loro cellulari sono saltati fuori dei video choc. A riportarlo è la Repubblica.

Willy Monteiro fratelli Bianchi sparano animali

Sul telefono di Marco Bianchi è stato trovato un video in cui il ragazzo fa “fuoco su di una pecora, provocando ferite e poi la morte dell’animale in modo piuttosto cruento, causando una sofferenza ingiustificata all’animale, accanendosi su di esso come a provare piacere in quella situazione, ciò a sottolineare la bassa sensibilità dei soggetti nei confronti di quello che normalmente può considerarsi aberrante”.

Sui cellulari sono stati trovati altri video in cui i due si divertivano a torturare gli animali e a ad ucciderli. Gli stessi carabinieri hanno confermato che il contenuto dei cellulari dimostrerebbe “come l’indole violenta degli imputati sia una costante”.