“Ti ho visto farlo”: Meloni travolge Conte in Aula

Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte sulle spese per la Difesa:

L’intervento della premier si è aperto con una battuta dal tono pungente: “Vorrei tanto essere Conte, ma sono Meloni. Nella vita non si è sempre fortunati”. Un’affermazione ironica, che ha subito acceso i riflettori sulla diversa visione politica tra i due leader, con particolare attenzione al tema della difesa e della sicurezza.

Meloni ha sottolineato l’importanza di riconoscere il ruolo strategico della sicurezza nazionale nell’attuale contesto internazionale, caratterizzato da tensioni crescenti. “Rafforzare la difesa non è una scelta ideologica, ma una necessità strategica”, ha affermato, ribadendo il ruolo centrale della NATO e l’impegno dell’Italia a rispettare l’obiettivo di allocare il 2% del PIL alle spese militari.

Il nodo degli impegni NATO: “Una firma è una firma”

Uno dei punti più critici del discorso riguarda la firma di Giuseppe Conte sugli impegni NATO. Meloni ha accusato il leader pentastellato di aver sottoscritto formalmente l’obiettivo di investire nelle forze armate italiane, ma di aver poi adottato atteggiamenti di distacco, “pensando di firmare, ma senza rispetto”. “Una firma è una firma”, ha ripetuto la premier, sottolineando come tali ambiguità abbiano contribuito a depreciarne l’affidabilità internazionale dell’Italia.

Per Meloni, tali comportamenti devono essere superati: “Investire nella sicurezza del nostro Paese è doveroso. La difesa non si tratta di un’opzione ideologica, ma di una priorità nazionale”.

Industria della Difesa: sostenere imprese italiane ed europee

Nel suo intervento, Meloni ha anche annunciato che gli investimenti in difesa saranno prioritariamente indirizzati alle aziende italiane ed europee, ma ha riconosciuto le difficoltà strutturali dell’industria bellica del Vecchio Continente. “Dobbiamo essere onesti: quanto sono in grado di produrre le nostre aziende? Se i limiti sono insuperabili, ci rivolgeremo ai nostri alleati”, ha affermato.

Ha inoltre precisato che un investimento adeguato nella difesa mira a garantire la stabilità e non a innescare conflitti offensivi, ribadendo che la sicurezza è essenziale per prevenire crisi e mantenere la pace internazionale.

Un sistema di difesa europeo compatibile con la NATO

Altro tema centrale è stata la questione di un sistema di difesa europeo autonomo. Meloni ha espresso con chiarezza la sua posizione: “Creare strutture parallele alla NATO sarebbe un errore strategico. Sarebbe solo una sovrapposizione inutile”. La premier ha invece auspicato una “colonna europea della NATO”, ovvero una maggiore cooperazione tra eserciti nazionali, mantenendo però il baricentro nell’Alleanza Atlantica. La posizione italiana, secondo Meloni, deve rimanere all’interno di un quadro di sicurezza internazionale che vede ancora oggi nella NATO il pilastro principale.

Tensioni in Medio Oriente: preoccupazioni e appelli

L’attenzione dell’Italia si è spostata anche sulla crisi in Medio Oriente, soprattutto sulla tensione tra Iran e Israele. Meloni ha espresso preoccupazione per la violazione della tregua da parte di Teheran e ha auspicato una “risposta proporzionata” da parte di Israele, sperando in una soluzione pacifica.

L’implicito appello all’Iran è stato chiaro: “Se Teheran rinunciasse al suo programma nucleare militare, la regione ne trarrebbe beneficio e si ridurrebbe la minaccia costante”. La Premier ha anche segnalato come la volontà iraniana di mantenere la tregua possa nascondere divisioni interne, da tenere sotto controllo.

Distanza da Trump e complessità della scena internazionale

In chiusura, Meloni ha voluto chiarire la posizione italiana rispetto alle responsabilità delle dinamiche globali. Rivolgendosi a chi attribuisce all’ex presidente Trump la causa della crisi internazionale, la premier ha affermato: “Non si può semplificare attribuendo tutte le colpe a un singolo attore”.

Il messaggio è un invito alla prudenza, sottolineando come la scena internazionale sia complessa e multiforme, e che le responsabilità non si possono ridurre a responsabilità di singoli leader o eventi.