Soros, Agnelli e Sindona Jr.: pioggia di soldi per Radicali e Bonino

Che fine hanno fatto i Radicali? Parafrasando uno slogan molto utilizzato nel mondo dell’estrema sinistra, sono vivi e lottano insieme a noi. Anche se pochi se ne accorgono.

In effetti, sembra passato un secolo da quando Marco Pannella dettava l’agenda della politica italiana su diritti civili e laicità tra referendum e scioperi della fame. Ancora prima della scomparsa di Pannella, avvenuta tre anni fa, l’eredità culturale del Partito Radicale fondato nel 1955 da una costola del Pli era stata raccolta dal Club Pannella-Riformatori e soprattutto dai Radicali Italiani, sigla nata nel 2001 (e presente ancora oggi anche se azzoppata nel 2016 da una scissione).

Via Riccardo Magi ed Emma Bonino, confluiti insieme al Centro Democratico di Bruno Tabacci in +Europa, nel partito è rimasta l’anima più “pannelliana” rappresentata da Rita Bernardini e Maurizio Turco. Pur avendo imboccato direzioni diverse, le due ali della galassia radicale hanno un punto in comune non indifferente: le donazioni. Infatti, come racconta il Fatto Quotidiano, Radicali e +Europa non si finanziano soltanto con le iscrizioni. Ma usufruiscono (soprattutto il partito di cui è segretario l’ex finiano Benedetto Della Vedova) di ingentissime elargizioni da parte di imprenditori e filantropi, italiani e stranieri.

George Soros, il benefattore di +Europa

Partiamo da chi è rimasto. I Radicali Italiani si auto-finanziano con 1.300 tessere. La situazione economica non è florida, dal momento che gli ultimi tre anni sono stati impiegati per ripagare i debiti. Diverso il discorso di +Europa, che dal 2018 – anno delle Politiche – ha beneficiato di introiti davvero significativi. Come gli altri partiti, anche quello di Emma Bonino ricava parte delle sue entrate dalle iscrizioni. Al 20 giugno gli iscritti erano 5.807. Ogni tessera ha un costo variabile dai 25 ai 50 euro per un incasso totale vicino ai 200mila euro. Spiccioli rispetto al valore delle donazioni, provenienti da sostenitori che non hanno grossi problemi a investire cifre importanti. È il caso di Peter Baldwin. Docente di storia, filantropo e marito di Lisbet Rausing (erede dei fondatori della TetraPak), per le elezioni dell’anno scorso Baldwin ha donato a +Europa 1,6 milioni di euro così suddivisi: 100mila al partito e un milione e mezzo ai singoli candidati, tra cui 260mila euro a Della Vedova.

Quindi il nome più celebre (e contestato): quello di George Soros. Nel gennaio 2019, il filantropo ungherese ha donato 99.789 euro, curiosamente la stessa cifra sborsata dalla moglie Tamiko Bolton. Soros è indubbiamente il principale finanziatore della galassia radicale. Nel 2018, la sua Open Society Foundation aveva elargito 50.412 euro al movimento, oltre ai 298.550 donati l’anno prima a favore di “Ero straniero – l’ umanità che fa bene”, una campagna per l’abolizione della legge Bossi-Fini. Sempre nel 2017, lo stesso Soros aveva donato 85.844 euro all’associazione Luca Coscioni, il cui principale esponente è quel Marco Cappato rinviato a giudizio per istigazione al suicidio dopo avere accompagnato Dj Fabo in Svizzera. E non è finita qui, dato che nel 2016 Soros – ricordato per le sue speculazioni su lira e sterlina – aveva regalato altri 41.504 euro a “No Peace Without Justice”, associazione fondata – guarda caso – dalla solita Emma Bonino.

Tra i mecenati anche Agnelli e Sindona Jr.

Basta così? Manco per idea. Il 2019 è stato un anno particolarmente florido per +Europa. Malgrado il fallimento delle Europee di maggio, dove non ha superato la soglia di sbarramento del 4% fermandosi a uno stentato 3,1%, il partito di Della Vedova è diventato come il deposito di Paperon de’ Paperoni. Oltre ai 30mila euro di Emma Bonino, sono arrivati i 45mila di Marco Marazzi, avvocato e già vicepresidente della Camera di Commercio Ue in Cina. Quindi i 5 e 4mila euro di Lupo e Delfina Rattazzi, nipoti di Gianni Agnelli, e i 1.000 di Marco Sindona, figlio del faccendiere Michele. Situazione ben diversa da quella dei Radicali Italiani, che per il 99% si finanziano solo con le tessere.

Inoltre, nel computo totale andrebbero inclusi anche i fondi a Radio Radicale, l’emittente che trasmette in diretta le sedute del Parlamento e i principali avvenimenti della politica in virtù di una convenzione con lo Stato da 8 milioni l’anno (a cui aggiungerne altri 4 come fondo per l’editoria). Senza contare tutte le altre convenzioni stipulate con le istituzioni, per progetti specifici, dalle varie associazioni della galassia radicale. Come i 1.154.463 euro raccolti nel 2018 da No Peace Without Justice dai “contratti con enti pubblici” e i 300.579 di Nessuno Tocchi Caino messi insieme nel 2017 tra fondi Ue e “contributi da enti pubblici”. Insomma, la galassia radicale è come una torta divisa a fette. Ognuna con la sua ciliegina.