Sono i professionisti dell’odio “democratico”. Da sempre si chiamano comunisti

 

Più faccia tosta di così. Leggete che cosa scrive su Fb il governatore della Toscana, Enrico Rossi: «”Costituzione sovietica”, “commissione Segre sovietica”. Berlusconi e Salvini tacciano come sovietico quello che odiano. Noi amiamo la Costituzione e la chiamiamo democratica e antifascista; noi siamo d’accordo con la commissione Segre che è contro il razzismo e contro l’odio». Detto da uno che definisce “fascista” non solo tutto quel che odia ma anche quel che politicamente non gli torna, ricorda il bue che dà del cornuto all’asino. Il massimo della faccia tosta. Già, è davvero una strana pretesa, questa dei comunisti – e Rossi lo è -, di detenere il monopolio dell’odio e dell’insulto

I comunisti pretendono il monopolio dell’insulto
Per loro è un gioco da ragazzi: basta aggiungere l’aggettivo democratico e tutto – fosse anche uno sputo – si nobilita, si depura, si sterilizza. Chiedere per conferma a Lilly Gruber, detta la Rossa per il colore dei capelli e della passione politica. Tutte le sere, dal salotto di Otto e mezzo, predica contro l’odio. Degli altri, s’intende. Il suo, invece, riesce a malapena a trattenerlo. Tracima infatti come un fiume rigonfio appena parla di Salvini e della destra. I comunisti – ex, post e neo – sono fatti così. Ti lisciano non appena intravedono la breccia in cui infilarsi per andare a portare scompiglio tra il nemico di classe. Ora è il turno di Mara Carfagna, per anni brutalizzata dagli stessi che ora la blandiscono come la paladina della riscossa liberale di Forza Italia.

La destra che li sconfigge è fascista. Quella che perde, liberale
Sì, perché dimenticavamo di dirvi che l’altra grande passione dei comunisti – di ieri e di oggi – è quella di definire l’avversario sulla base delle loro convenienze. Se lo battono nelle urne, è moderno, democratico e liberale. Diversamente, è rozzo, razzista e fascista. Inutile rimarcare che in settant’anni di storia repubblicana tutti gli avversari appartenevano alla seconda categoria, salvo poi beatificarli a babbo morto. È accaduto con De Gasperi, sta accadendo con Craxi a accadrà con Berlusconi. È il solito vizietto dei comunisti: amano definirsi progressisti, ma viaggiano con almeno vent’anni di ritardo sulla storia.

 

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