“Siringhe pagate 6 volte di più”, ora Arcuri è sotto inchiesta

Tutta colpa dell’Aifa. Il commissario straordinario all’emergenza scarica sull’Agenzia italiana del farmaco tutta la responsabilità sulla questione delle super siringhe pagate sei volte di più.

A sentire Arcuri, le 157 milioni di siringhe di precisione (con cono e ago che si avvita) luer lock sarebbero le uniche in grado di estrarre 6 dosi invece di 5 da ogni fiala del vaccino di Pfizer.

Intanto, mentre il super commissario gioca allo scaricabarile, la Corte dei Conti, riporta La Repubblica, ha aperto un fascicolo per verificare se sui 10 milioni di euro spesi per siringhe luer lock si poteva risparmiare e, soprattutto, se non siano stati uno spreco inutile per le casse dello Stato. La questione è: si poteva ottenere lo stesso risultato anche con dei banalissimi aghi standard che costerebbero, stando ad alcune ricostruzioni, fino a 6 volte in meno rispetto ai prezzi pattuiti con i fornitori del materiale speciale? Per ora Arcuri nega. “La differenza è solo di pochi centesimi, non è vero ci sia un divario così ampio tra i due prodotti”. E le luer lock sarebbero una scelta obbligata indotta dalle agenzie regolatorie del farmaco.

Aifa nel suo “bugiardino” sul vaccino anti Covid-19 di Pfizer parla dell’uso delle siringhe con ago bloccato, ma non lo indica come l’unica soluzione possibile. Mentre, nelle indicazioni di Ema il riferimento alle luer lock non c’è proprio. “Dopo la diluizione, – si legge nel riassunto delle caratteristiche del prodotto- il flaconcino contiene 2,25 mL, corrispondenti a 5 dosi da 0,3 mL. Aspirare la dose necessaria da 0,3 mL di vaccino diluito utilizzando un ago sterile”. Niente che non potrebbe fare una normale siringa. come quelle prodotte a milioni dalle aziende italiane e commissionate dalla Francia per iniettare lo stesso vaccino anti Covid. Insomma, la difesa di Arcuri comincia a fare acqua.

E per il commissario all’emergenza, quella delle siringhe, non sarebbe l’unica grana. Altre ipotesi di danno erariale pendono sulle sue “discutibili” scelte in fatto di forniture. Nel mirino della procura contabile del Lazio ci sarebbero gli acquisti di mascherine e l’appalto dei “famigerati” banchi a rotelle. L’esito dell’inchiesta sarebbe appeso allo “scudo” penale garantito al commissario straordinario attraverso il decreto Cura Italia. L’ articolo 122, comma 8, recita infatti – riferendosi ai “contratti relativi all’ acquisto di beni” ritenuti idonei “a far fronte all’ emergenza” – che “tutti tali atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione. Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario”. Un paracadute costruito ad hoc con cui, ora, toccherà ai magistrati fare i conti.