Sequestrati telefoni, pc e atti. I pm ora assediano Speranza

Finirà che Roberto Speranza dovrà ringraziare Matteo Renzi per aver aperto la crisi di governo. Se le dimissioni dei ministri di Italia Viva non avessero monopolizzato i giornali, oggi la notizia più importante sarebbe la perquisizione della Finanza nella sede del ministero della Salute.

Non è stata una visita di piacere. E sicuramente avrebbe avuto tutt’altra risonanza in un giorno differente. La mossa della procura di Bergamo dimostra infatti che la vicenda dei piani pandemici non è affatto chiusa, anzi. L’epicentro dell’indagine potrebbe presto spostarsi dalla Lombardia a Roma.

Stamattina intorno alle 9.30 le Fiamme Gialle hanno bussato alla sede del ministero della Salute, dell’Iss, del’Ats Bergamo, del’Asst di Seriate e in Regione Lombardia per raccogliere un’enorme mole di documenti. Se le perquisizioni in territorio lombardo non sorprendono, lo stesso non si può dire per quanto avvenuto al ministero. I magistrati hanno infatti disposto la consegna di tutti gli apparati cellulari e dei dispositivi informatici dei pezzi grossi di viale Lungotevere Ripa 1: Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero; Francesco Paolo Maraglino, direttore dell’Ufficio V – Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale (entrambi membri del Cts); Anna Caraglia, degli Affari generali; e Filomena Pistacchio, dell’ufficio del gabinetto di Roberto Speranza. I pm danno la caccia a conversazioni, immagini, audio, documenti, mail: qualsiasi cosa riguardi l’indagine in corso, in particolare i file inviati e ricevuti a partire dal 5 gennaio 2020, data dell’alert globale diramato dall’Oms. Non solo. Una perquisizione informatica è stata disposta anche nei confronti di Claudio D’Amario, ex direttore della Prevenzione oggi dislocato in Abruzzo.

I motivi sono molteplici. I procuratori ritengono infatti che il ministero, l’Iss e il Cts abbiano documenti utili a comprendere le decisioni prese in quei giorni tragici di marzo in cui Bergamo ha pagato un prezzo altissimo. I pm vogliono fare chiarezza non solo sulla questione “zone rosse”, ovviamente centrale, ma anche sulla decisione di chiudere o meno le attività produttive, sull’aggiornamento, attivazione e applicazione del piano pandemico influenzale e sull’attuazione (o meno) del “piano nazionale sanitario in risposta all’emergenza pandemica da Covid-19”. Cioè l’ormai famoso “piano segreto”. Inoltre, vogliono capire quali provvedimenti sono stati adottati dagli organi competenti dopo che Stefano Merler, il 12 marzo, ha illustrato al Cts gli scenari (rivelatisi drammaticamente corretti) sull’arrivo del morbo in Italia.

Di certezze, per ora, non ce ne sono. I magistrati nei giorni scorsi hanno audito diversi testimoni. Sono sfilati in procura Francesco Zambon, lo stesso Merler, Pier Paolo Lunelli e altri. Tra loro anche Ranieri Guerra, ora direttore aggiunto dell’Oms ed ex direttore della Prevenzione. Il tema più scottante riguarda il mancato aggiornamento del piano pandemico influenzale, dimenticanza denunciata anche nel report dell’Oms, pubblicato sul sito dell’Organizzazione e poi misteriosamente rimosso. Chi doveva rivedere il piano? Perché nel 2016 è stato “riconfermato” identico a 10 anni prima? E perché il report dell’Oms è scomparso?

Guerra sostiene che il piano del 2006 fosse “vigente” allo scoppio del coronavirus e che toccasse ad altri, arrivati al ministero nel 2018, aggiornarlo. È per questo che, quando stamattina si sono presentati nelle sedi di Trastevere e dell’Eur, i finanzieri hanno mostrato un ordine di esibizione di atti e documenti ben dettagliato. I militari hanno chiesto a Ruocco, Maraglino, Caraglia e Pistacchio (o a chiunque li detenga) di consegnare copia di appunti, file e ogni altro documento, anche non protocollato, relativi al piano pandemico dal 2006 in poi. Si cerca di capire se siano state realizzate bozze in questi anni, magari mai portate a termine. O se qualcuno si sia posto mai il problema di rivedere il Piano in base alle nuove linee guida dell’Oms, diventate via via più stringenti. L’ultima bozza, datata 31 dicembre 2020, certifica che l’ultimo aggiornamento risale al 2006. Su questo punto, la prossima settimana sono attesi in procura i dirigenti al vertice del ministero, tra cui Ruocco e D’Amario. Il primo infatti è stato dg della Prevenzione dal 2012 al 2014, cioè prima di Ranieri Guerra; il secondo invece lo ha sostituito a partire dal febbraio 2018. È proprio questo l’ufficio che in quegli anni si sarebbe dovuto occupare dell’aggiornamento del piano pandemico.

Non è tutto. Perché per quanto il ministro Speranza nel suo libro abbia liquidato la questione “piano segreto” a baruffa elettorale, le indagini della procura non si sono fermate neppure su quel fronte. Ai dirigenti del ministero le Fiamme Gialle hanno chiesto copia di ogni atto relativo a quel documento. Un “piano” che, come ricostruito nel Libro nero del Coronavirus, trae le sue origini nella task force istituita al ministero della Salute il 22 gennaio (leggi qui). Di quelle riunioni, sbandierate da Speranza nel libro, non sono mai stati pubblicati i verbali (a differenza di quelli del Cts). Il comitato “Noi denunceremo” delle vittime di Bergamo ha più volte chiesto al ministro un atto di trasparenza, rimasto inascoltato. Ora tutti gli appunti, documenti e file di quegli incontri, compresi gli atti di istituzione, sono nelle mani della Finanza. E dei pm. La partita è solo all’inizio: stavolta il naso della procura si infila nelle stanze del ministero retto da Speranza.