Scultura Salvini, Lega all’attacco: “Rimuoverla. Non è arte ma istigazione all’odio”

 

Continua a suscitare polemiche la scultura esposta nella galleria Nabi Interior Design di via Chiatamone a Napoli che ritrae Matteo Salvini sparare con una pistola a due immigrati in versione zombie.

Attraverso un comunicato stampa firmato dal consigliere comunale della Lega Vincenzo Moretto e da diversi consiglieri municipali dello stesso partito, viene richiesta l’immediata rimozione dell’opera dal titolo “La pacchia è finita!”, frase che ricorre spesso nel linguaggio del leader leghista, realizzata da Salvatore Scuotto perché “non è arte ma istigazione a odio”.

“La scultura dell’anarchico, come ama autodefinirsi Salvatore Scuotto, indubbio artista napoletano, è frutto di un odio crescente e alimentato ad arte in tutta Italia verso Matteo Salvini e i milioni di italiani che votano o voteranno il leader della Lega”, si legge nel testo dove si rimarca come la città partenopea sia “l’epicentro di questa fomentazione, la città che più di tutte, seconda solo a Genova, è stata messa a soqquadro dagli antagonisti e antidemocratici”.

Nel comunicato, inoltre, si sottolinea che ciò avviene nella“città dove l’odio e l’antisemitismo si annidano nelle istituzioni”. Chiaro riferimento questo, ad Eleonora de Majo, volto noto dei centro sociale Insurgencia e neo assessore alla Cultura e al Turismo che in passato ha espresso pesanti pensieri contro Israele.

“Basta, siamo stufi di sopportare i soprusi di un’amministrazione che si prende gioco della storia e della cultura napoletana. La scultura raffigurante il leader della Lega che spara su donne e bambini non è arte. E pura alterazione della narrazione storica. Un falso artistico e ideologico degno della peggiore propaganda antisistema”. Per questo, gli esponenti leghisti di Napoli chiedono “la rimozione della raffigurazione. Basta dare spazio a chi fomenta l’odio in città, seppur travestito ad arte, sarebbe complicità”.

A realizzare la scultura è Salvatore Scuotto, del gruppo della Scarabattola tra le formazioni di maestri presepiali più creative e definita “controcorrente” perché solita a lanciare messaggi forti. L’artista, a Il Mattino, ha ammesso che “quando mi hanno invitato alla mostra non volevo partecipare, poi ho annunciato che avrei creato volutamente qualcosa di disturbante e la proprietaria dello spazio, Bianca Santangelo, mi ha dato massima libertà”.

Scuotto ha spiegato di aver dato vita a questa massa di odio quando Salvini era ancora ministro dell’Interno, “poi si è eliminato da solo. Ho voluto rappresentarlo come un bambinone che gioca a un videogame popolato da fantasmi, come si vede dai dettagli della pistola che è intenzionalmente spropositata. Dico che il suo messaggio politico è infantile, come una costante play station in cui bisogna individuare il nemico e abbatterlo”. Certo, però, è che condannare odio e violenza attraverso un’opera di questo genere appare un controsenso.

Ieri, era stato lo stesso S alvini a rispondere all’artista con un video messaggio su Facebook: “A me non fa ridere una scultura dove una statua con la mia faccia spara a due immigrati. Non mi fa ridere per un ca..o. È istigazione all’odio e alla violenza”. Il leader della Lega, poi, ha dichiarato di voler tornare presto a Napoli, magari in prossimità delle festività di Natale, “per andare a vedere gli straordinari presepi degli straordinari artisti napoletani e non qualche schifezza di pseudo opera d’arte di qualche artista in cerca di notorietà”.

Per Salvini le opere d’arte possono essere irriverenti“ma mettere una pistola in mano a qualcuno non è qualcosa di irriverente, ma è demenziale e criminale. Perché poi magari trovi qualche mente poco lucida che ritiene che Salvini sia veramente pazzo, un criminale pericoloso, un razzista, un fascista, un nazista”.

Un concetto ribadito da un foto pubblicata oggi nella sua pagina Facebook nella quale si vede una scritta che incita a sparare contro l’ex ministro. “Ecco i frutti dell’odio di certa sinistra… Avanti, a testa alta e senza paura”, ha commentato Salvini.

 

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