Sciopero per Gaza paralizza l’Italia: trasporti e scuole ferme, Salvini annuncia revisione delle norme

Una giornata di disagi senza precedenti ha investito l’Italia, con autobus fermi, treni cancellati, scuole chiuse, musei sbarrati e porti paralizzati. La causa? Uno sciopero generale proclamato da sigle di base come Cobas e Usb, motivato non da questioni salariali o di condizioni di lavoro, ma dalla solidarietà con Gaza. Una mobilitazione che ha lasciato pendolari e studenti letteralmente a piedi, evidenziando le tensioni politiche e sociali che attraversano il Paese.

Disagi e proteste in ogni settore

L’intera penisola si è svegliata sotto scacco di un blocco totale dei trasporti e dei servizi pubblici. Le principali città, da Roma a Milano, da Napoli a Livorno, hanno vissuto ore di caos: treni cancellati, metropolitane ferme, porti paralizzati e musei chiusi. Le associazioni di tassisti come ItTaxi e Uri hanno preso le distanze dallo sciopero, definendolo “strumentale e inutile” per i lavoratori del settore.

Le manifestazioni di Usb e Cobas hanno coinvolto decine di migliaia di persone in corteo, rivendicando la loro protesta contro il “genocidio a Gaza”, la “complicità del governo Meloni con Israele” e la “corsa al riarmo”. Tuttavia, molti cittadini hanno espresso frustrazione e rabbia: pendolari intrappolati, studenti in difficoltà e famiglie costrette a riorganizzarsi all’ultimo minuto.

La posizione delle istituzioni e il dibattito sulla legge degli scioperi

Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha commentato la giornata di protesta ai microfoni di RTL 102.5, annunciando che “nelle prossime settimane sono proclamati altri 44 scioperi, di cui 23 a livello nazionale e 21 locali”. Un numero che Salvini definisce “insostenibile” e che richiede una riflessione sulla normativa vigente: «Bisogna ragionare tutti insieme, non in senso punitivo ma propositivo, su una revisione delle norme sugli scioperi. Nessuno vuole toccare il diritto, ma occorre una riflessione seria».

La segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, ha invece sottolineato come il problema non sia solo politico, ma anche educativo: «La guerra a Gaza è una tragedia che scuote le coscienze, ma questo sciopero rischia di essere inefficace e solo politico. Strumenti più utili sarebbero parlarne in classe, fare educazione civica, costruire dialogo».

Un autunno di proteste in vista

La giornata di ieri sembra solo l’inizio di una serie di mobilitazioni che si protrarranno fino a novembre. Il calendario prevede scioperi nel settore aereo il 26 settembre, poi alle ferrovie il 3 ottobre, e una sequenza di altre azioni di protesta che promettono di mettere a dura prova la normalità del Paese. Secondo i dati del Garante, nel solo 2024 si sono registrati 1.603 scioperi proclamati, con una media di oltre 51 al mese, e il trend si conferma in crescita anche nel 2025.