Scandalo Air Force di Renzi, il “Fatto” accusa: lo pagò 26 volte il prezzo di mercato

Brutte notizie per il leader di Iv. Il Fatto quotidiano ha trovato un nuovo bersaglio e pubblica in esclusiva i documenti sull’affare (troppo costoso) dell’Air Force di Renzi. Fu voluto dall’ex presidente del Consiglio. Il quotidiano diretto da Marco Travaglio fa tre ipotesi sul costosissimo affitti del velivolo che sarebbe costato 26 volte il prezzo normale sulla scorta di carte fornite dal manager aeronautico Gaetano Intrieri che nel 2008 bloccò l’affare-truffa.

Air Force di Renzi, il regalo agli arabi
Prima ipotesi: «Qualcun ad Abu Dhabi, fornitore dell’aereo, o in Italia, o in entrambi i luoghi, potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi», scrive il Fatto. Seconda ipotesi: i soldi per il leasing (168 milioni di euro per 8 anni) sarebbero una sorta di scambio di favori. Uno scambio tra Alitalia (all’epoca privata) ed Etihad, la compagnia aerea dell’emiro di Abu Dhabi, tra i firmatari del contratto. Un “modo creativo” – scrive il quotidiano – «per consentire ad Alitalia di restituire agli arabi il sostegno ricevuto con i soldi dagli italiani. Non a caso il contratto di affitto dell’Air Force, voluto testardamente da Renzi, è coperto dal segreto di Stato.

Le tre ipotesi del “Fatto quotidiano”
Le carte in possesso del Fatto sull’Air Force di Renzi avvalorano anche una terza ipotesi. Non è meno scandalosa. Riguarda il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti e il consigliere militare di Renzi, generale Carli Magrassi. Trattarono l’affare milionario e non riuscirono a disubbidire al capo del governo dem per impedire lo sperpero di soldi pubblici.

La compagnia di Fiumicino
Intrieri “scoprì” che gli affari erano due. Uno tra Alitalia e la compagnia araba, il secondo tra la compagnia di Fiumicino e il ministero della Difesa. Di fatto l’ex compagnia di bandiera faceva da tramite tra Etihad e il governo italiano con un accordo secretato. Il contratto bidone venne allo scoperto quando il manager ricevette tramite la società inglese l’Eal l’offerta di acquisto di due Airbus, stesso modello di quello di Renzi, per circa 7 milioni di dollari ciascuno (6,4 milioni di euro), cioè 26 volte in meno di quello che la compagnia aerea degli emirati arabi incassava dall’Italia. Come se non bastasse, il leasing prevedeva un pre-pagamento di 25 milioni di dollari che Etihad fatturò ad Alitalia, soldi che servivano alla compagnia araba per completare l’acquisto dell’Air Force di cui in quel momento non era ancora proprietaria.

L’incontro tra Intrieri e il capo della flotta straniera
«Di fatto – conclude l’inchiesta giornalistica – lo Stato italiano aveva versato tramite Alitalia quattrini dei contribuenti a una società estera perché acquistasse un aereo che poi sarebbe stato preso in affitto e usato dal capo del governo italiano». Il contratto prevedeva anche l’esborso di altri soldi per diverse “prestazioni programmate”. Inoltre il manager che ha vuotato il sacco “scoprì” che per l’aereo non venne bandita nessuna gara internazionale.

Intrieri attaccato
Intrieri venne attaccato dalla stampa “amica” del governo Pd e in Parlamento vennero presentate diverse interrogazioni, tutte a firma Pd, tra le quali quella di Enza Bruno Bossio poi indagata per corruzione dall’antimafia. Emersa la truffa (con l’aggravio dell’aiuto di Stato a favore di Alitalia) il capo della flotta della compagnia araba volle incontrare Intrieri a Roma (hotel Saint George di via Giulia) alla presenza del sottosegretario allo Sviluppo, il grillino Andrea Cioffi

All’incontro però non partecipò il consigliere militare di Renzi, Magrassi, che aveva trattato l’affare, malgrado l’invito insistente del capo della flotta araba. Per evitare che tutto saltasse Etihad propose in extremis di ridurre di oltre sei volta l’importo del leasing. Ma l’allora ministro dei Trasporti del governo gialloverde, Toninelli, decise di annullare il contratto. Ora – conclude con soddifazione il giornalista del Fatto – sull’affaire Airbus-Renzi indagnano la Procura di Civitavecchia e la Corte dei Conti. Un brutto servizio che il quotidiano di Travaglio, già in prima fila nella crociata anti-Salvini, riserva al leader di Italia Viva destinato a far ballare il governo 5Stelle-Pd.