Scalfarotto: «La mia visita all’assassino di Cerciello? Serve rispetto anche per i criminali più feroci»

«Sono convinto della doverosità del mio gesto, nonostante la tempesta perfetta messa su. La mia ispezione era una verifica della tenuta dello Stato democratico: abbiamo già accettato che le persone possano affogare in mare, che possano stare sul ponte di una nave senza assistenza. Per fortuna posso dire che la polizia penitenziaria sta gestendo la situazione con grande professionalità. In uno Stato di diritto è doverosa la solidarietà per la vittima, ma lo Stato deve anche rispettare chi ha commesso il crimine più efferato». Sono le parole di Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, in un’intervista a La Stampa, dopo le polemiche per la sua visita in carcere agli arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, gli attacchi di Salvini ma anche quelli del suo stesso partito, con Calenda che aveva parlato esplicitamente di stupidità e Zingaretti di “iniziativa personale”. «Non ho parlato né con Zingaretti né con Calenda. Il mio auspicio – aggiunge Scalfarotto – è che il mio partito non subordini mai la tutela dello Stato democratico a valutazioni di opportunità politica. Questa è una posizione dalla quale non mi muovo. Non si può mettere in secondo piano neanche per un secondo la tutela dello Stato di diritto. Una volta che lo accetti non torni più indietro. E mi sembra che per il partito il problema non è tanto l’ispezione in sé, ma la reazione che c’è stata».