Saviano specula sul piccolo migrante morto congelato nell’aereo: «Colpa di chi non accoglie»
Roberto Saviano, il tuttologo, la mattina legge e i giornali e va a caccia di notizie eclatanti, infauste, choccanti. Per poi intingere la sua penna nel dramma e dare lezioni di vita al prossimo. Soprattutto ai politici, a quelli che non la pensano come lui. Quale occasione migliore di una tragedia agghiacciante, come quella del bambino trovato morto congelato in un carrello di un aereo, per esibire la sua retorica buonista?
La macabra autopsia di Saviano
Lo scrittore lo fa cercando di aggrapparsi ai macabri dettagli della morte di quel bambino di dieci anni, che si era nascosto nel carrello d’atterraggio di un aereo proveniente da Abidjan, capitale della Costa d’Avorio, poi atterrato a Parigi. Saviano, da esperto anatomopatologo (si fa per dire), si avventura in una sorta di autopsia del bambino morto.
«Sapete cosa succede quando si è a 4mila metri? È come respirare in una busta di patatine, a 5mila inizi a non riuscire bene a muoverti, a 8 mila come dicono gli alpinisti é come correre su un tapis roulant al massimo e “respirare solo tramite una cannuccia”. Poi arriva un ictus e il cuore si spacca. Oltre i 42 gradi sotto zero il corpo non riesce più a termoregolarsi così cerca di scaricare tutto il suo calore, arrivano febbre, sudorazione poi convulsioni, svenimento. Queste descrizioni non sono una fenomenologia dell’orrore. Ma solo un tentativo di dare prova di quello che un bambino ha provato pagando il suo sogno di volare via in Europa».
La commozione è di tutti, lo sdegno solo suo
Particolari agghiaccianti, ammesso che siano veri, ma poco importa. La commozione provata per la morte di quel bambino è comune a tutti, a prescindere dal suo livello di sofferenza, che deve essere sicuramente stata devastante. Ma la colpa, per Saviano, di chi è? Dei francesi che non controllano i loro voli? Delle autorità ivoriane? Del meccanismo buonista che convince gli africani a giocarsi la vita nella speranza di arrivare in una terra promessa che non esiste? Dell’Europa che non ha una linea comune e condivisa su soccorso e accoglienza dei clandestini? No, è colpa dei politici che sostengono la necessità di arginare l’invasione di immigrati con delle regole. E che non aprono le porte a tutti, ma proprio a tutti.
«La cancrena generata dalla politica populista risiede tutta nell’aver costretto uno dei temi più complessi del nostro tempo, l’Africa e le politiche migratorie, ad una gabbia interpretativa banalissima e ideologica. Il dibattito politico ridotto a slogan talmente meschini da aver impedito a tutti, anche a coloro che provano a smontarli…».
La tante tragedie dell’immigrazione
Eppure, come sostiene lo stesso Saviano, queste cose accadevano anche tanti anni fa, quando Salvini e la Meloni, per intenderci, erano solo bambini. «Così era accaduto anche a Yahuine Koita e Fode Tounkara: avevano 14 e 15 anni quando si nascosero il 29 luglio del 1999 in un carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Morirono assiderati, ma il mondo si accorse di questi due bambini perché portavano una lettera scritta a mano all’Europa». Saviano ricorda che all’epoca l’attenzione e la commozione dilagò sui media, “ma nessuna politica cambiò da allora”. «Continuarono i tentativi di volare nascondendosi nel vano carrelli. Nel 2013 il corpo di un ragazzo sedicenne era stato trovato assiderato nel vano carrello di un aereo proveniente dal Camerun. Nel luglio del 2019 mentre un tranquillo londinese se ne stava in giardino nel quartiere di Clapham proprio dove gli aerei fanno manovra per atterrare a Heatrow ha come avuto la sensazione di un improvvisa esplosione. Non era una bomba caduta dal cielo ma un cadavere. Su un volo Nairobi Londra della Kenyan Airways un ragazzo si era nascosto precipitando all’apertura del carrello».
Le conclusioni di Saviano: «Tutta colpa di chi ha abbandonato l’Africa»
Lo scrittore, dopo queste premesse, arriva alle sue conclusioni: «L’Europa e gli Usa (in diverso modo) hanno abbandonato l’Africa lasciandola a Cina (e in diversa misura) Russia ma soprattutto lasciandola alla disperazione, se vuoi diritti e una vita dignitosa scappa. Questo bambino che deve nascondersi in un carrello aereo per raggiungere l’Europa mentre il caffè e il cacao della Costa D’Avorio viaggiano senza trovare nessun muro, nessun confine, persino spesso nessuna ispezione é il simbolo terribile dell’ignoranza del dibattito politico. Dopo tutte le parole su questa tragedia non vi é che una cosa da fare, fermarsi e ingoiare tutte le lacrime possibili. Per sopportare lo schifo che siamo diventati manipolando le parole, tradendo ogni significato, compiacendoci del nostro sarcasmo con un semplice “è stato sempre così”».