Salvini lavora al piano anti Ong ‘Stop ingressi in acque italiane’

Matteo Salvini ora si è messo al lavoro per provare a risolvere il problema a monte.

Mentre il tribunale dei ministri vuole processarlo per gli immigrati bloccati la scorsa estate sulla Diciotti e la sinistra vorrebbe far aprire un’altra indagine per aver bloccato la Sea Watch 3 al largo di Siracusa, il vicepremier leghista tira dritto e pensa già a un nuovo provvedimento che limiti ai barconi e alle navi delle Ong la possibilità di entrare nelle acque territoriali italiane.

“Se mai arrivasse un altro barcone illegalmente nelle coste italiane rifarò esattamente quello che ho fatto con la Sea Watch e la Diciotti”. Salvini non si pente per quanto fatto sin qui. E, uscendo dall’Aula della Camera dopo il question time, pensa già al prossimo passo da fare per riuscire a risolvere una volta per tutte l’emergenza immigrazione. Certo, la stretta che ha impartito non appena è arrivato al Viminale ha subito dai i suoi frutti. Basta dare un’occhiata al report sugli arrivi del mese di gennaio diffuso nei giorni scorsi dal Viminale. Al 28 del primo mese dell’anno scorso, infatti, erano arrivati in Italia ben 3.176 clandestini. Certo, meno del 2017. Ma comunque tanti. Con la “cura Salvini” il contatore si è fermato a 155 immigrati approdati sulle coste nostrane. Nonostante questo ottimo risultato, persistono i problemi con le organizzazioni non governative che continuano a operare illegalmente al largo delle coste libiche e a provare a scaricare le persone recuperate nei nostri porti nonostante questi gli siano stati interdetti da mesi. Il caso della Sea Watch 3, che probabilmente verrà risolto nelle prossime ore dopo il via libera dell’Unione europea a distribuire i 47 stranieri che sono a bordo, è la dimostrazione che serve un passaggio successivo per evitare che episodi come questo avvengano di nuovo.

L’idea di Salvini è di usare le leggi già esistenti per limitare l’ingresso alle navi straniere “nelle acque territoriali italiani”. Non si tratterebbe di un blocco navale, perché verrebbero appunto usate normative già in vigore, ma sarebbe sufficiente a evitare altre scorribande da parte delle organizzazioni non governative.

L’obiettivo è individuare, sulla base della normativa esistente (in particolare l’Articolo 83 del codice della navigazione) una procedura standard nel caso di nuovi arrivi di navi Ong. I funzionari del Viminale e delle Infrastrutture sono al lavoro per bloccare alcune navi “non inoffensive” dirette in Italia che, favorendo invece l’immigrazione clandestina, potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale.

La documentazione su irregolarità addebitate ad alcune Ong, che operano nel Mar Mediterraneo, è già oggetto di approfondimento da parte dell’autorità di pubblica sicurezza e dell’autorità giudiziaria. Sono incardinati tre procedimenti, uno nella procura di Trapani, un altro nella procura di Catania e uno nella procura di Ragusa. “Da otto mesi difendo la sicurezza – ha ribadito Salvini nel corso del Question time alla Camera – di chi parte e muore e viene usato da trafficanti di esseri umani, che grazie al loro traffico comprano armi e droga. Io complice dei trafficanti non lo sarò mai, da ministro e cittadino italiano”.