“Ristoratori maltrattati: 50mila imprese a rischio e nemmeno un aiuto”

 

«Siamo figli di nessuno». Lino Stoppani, vicepresidente di Confcommercio e presidente Fipe (l’associazione dei pubblici esercizi che rappresenta il settore della ristorazione) è deluso dalla scarsa attenzione che il decreto agosto ha riservato alla sua categoria e al terziario in generale.

Presidente Stoppani, il bonus per i consumi alla fine non è stato inserito nel dl.

«Il nostro è stato uno dei settori più danneggiati con un calo di fatturato diminuito in media del 50% rispetto alla situazione pre-Covid. Se esponenti autorevoli del governo e della maggioranza annunciano l’introduzione di un bonus del 20% o un miliardo di voucher per gli acquisti, si creano giuste aspettative del nostro settore. È chiaro che la considerazione nei nostri confronti è scarsa».

È preoccupato?

«La Gran Bretagna, pur con tutti i suoi problemi, ha predisposto un bonus del 50% per i consumi nei pub con un tetto di 10 sterline. Perché l’Italia non l’ha fatto? Con questa crisi chiudono 50mila pubblici esercizi che sono la vetrina dell’agroalimentare italiano e che sono una delle nostre maggiori attrattive turistiche».

Si è dato una risposta?

«I soldi si sono trovati per le auto, per i monopattini e non ci sono per gli operatori della ristorazione. Meritavamo un segnale di attenzione per chi vive momenti disastrosi. Il premier Conte aveva parlato di una manovra sull’Iva, sarebbe stato era un segnale simbolico per un settore maltrattato dalla politica. Un settore che dà lavoro a un milione di occupati, con 300mila imprese e che l’anno scorso ha prodotto 86 miliardi di valore aggiunto dovrebbe essere una priorità. Ma noi non abbiamo un ministero di riferimento con le competenze divise tra tre ministeri: non siamo importanti né per Patuanelli, né per la Bellanova né per Franceschini. Siamo figli di nessuno».

Non la soddisfa l’avvio del programma di rimborsi per chi usa i pagamenti elettronici?

«È una misura positiva ma richiede un analogo impulso al processo di abbattimento dei costi e delle commissioni connesse all’utilizzo ed accettazione di questi strumenti».

Quali richieste si sente di avanzare?

«Il nostro presidente Carlo Sangalli ha espresso chiaramente quali siano le nostre priorità. Serve una risposta più forte per sostenere i settori a rischio chiusura del terziario come turismo, trasporti, servizi e professioni. E, soprattutto, serve una risposta su tre fronti: recuperare con urgenza le iniziative per rilanciare i consumi come i bonus non previsti dal decreto, rafforzare i contributi a fondo perduto ed estendere le moratorie fiscali, anche per la riapertura dei termini del saldo del primo acconto delle imposte sui redditi. In particolare, vorrei mettere in evidenza la necessità di bonus per quei settori che stanno soffrendo maggiormente la crisi, anche attraverso una rimodulazione dell’Iva basata sui codici Ateco. I contributi a fondo perduto, infine, sono necessari per chi ha sofferto cali di fatturato che si stanno protraendo anche dopo il periodo di lockdown».

A questo punto le risorse del Recovery Fund saranno decisive.

«Bisogna portare a casa quei 209 miliardi, ma non per sussidi e spese improduttive. Confcommercio è disponibile a contribuire alla stesura dei progetti di impiego di quei fondi. La speranza è che si possa dare corpo a iniziative di ampio respiro sia dal punto di vista infrastrutturale sia dal punto di vista di riforme essenziali che chiediamo da tempo come l’abbassamento della pressione fiscale».

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