Rigopiano, a processo il dolore di un padre. E la chiamano giustizia
La chiamano giustizia. E da qualche parte ci sarà pure scritto. Ma che tra gli imputati di un processo debba figurare il dolore di un padre non lo avevamo ancora letto.
Se poi quel genitore ha avuto il figlio ammazzato dal maltempo e dagli uomini a Rigopiano si torcono le budella dello stomaco delle persone perbene.
Se poi il processo è convocato perché Alessio Finiello ha messo un mazzo di fiori per onorare il figlio Stefano in una zona a rischio sicurezza, viene da dire andate tutti al diavolo che in questo paese non c’è più rispetto, né per i vivi né per i morti.
Dove sei ministro Bonafede? Sì, al processo ci sarà Salvini – come ha annunciato – ma farebbe bene invece ad andare a via Arenula a chiedere al suo collega Guardasigilli perché dorme anziché rispondere alle domande precise che gli ha posto in una interrogazione il parlamentare di Fratelli d’Italia Rizzetto.
No, invece c’è la gara podistica della politica di governo, però a processo ci va una persona distrutta dal dolore.
A gennaio di due anni fa l’Italia intera fu sconvolta da quella tragedia, eravamo tutti incollati davanti alla tv a fare il tifo per i soccorritori, pregavamo perché li estraessero fuori tutti vincendo la battaglia contro la furia assassina determinata – si pensava – dalla valanga. Ma non solo dalla valanga.
Che cosa dovrebbe fare un padre che vede il figlio morire senza poter muovere un dito? Lo diciamo sempre: è terribile accompagnare al cimitero i figli, di solito in natura accade il contrario.
Che male facevano quei fiori messi là, in zona “rossa”? Era luglio scorso, eppure ad Alessio Finiello appiopparono una multa di qualche migliaio di euro.
Si rifiutò di pagarla, sapendo che alla fine del tunnel ci sarebbe stato un processo. Una sfida, certo, ma non doveva pensarci chi decide ad evitare questa triste odissea giudiziaria? Un ispettore, ministro della giustizia, non ce lo potevi mandare per capire se si poteva cancellare l’ignominia di una requisitoria contro le lacrime?
Ha scritto a gennaio nell’interrogazione Walter Rizzetto: “E’ chiaro che si tratta di un padre che ha agito per compiere un gesto in ricordo del figlio scomparso, pertanto, senza entrare nel merito della violazione contestata, l’interrogante mette in rilievo la necessità di provvedimenti contro una macchina della giustizia lenta che genera le comprensibili reazioni di chi è vittima di gravi violazioni di legge, che nel caso di specie hanno spezzato la vita a 29 persone”.
Non c’è traccia di risposta da parte del governo. Perché Bonafede ha altro da fare? Perché quella tragedia non gli interessa?
Ecco, noi invece vogliamo sapere che cosa c’è nella testa di chi comanda, perché assistiamo con sgomento alla brutalità di momenti davvero bui, dove la persona che soffre deve soffrire ancora di più.
Ci sarà in qualche angolo d’Italia un po’ di umanità che possa restituire diritto, serenità e giustizia ad Alessio Feniello. Non ha rubato, ma ha posato a terra un mazzo di fiori.
Si vergogni chi non capisce quanto male continua a fargli.
Fonte: http://www.secoloditalia.it/