Richard Gere: “Vorrei incontrare Salvini, è un baby Trump”

 

“Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione”.

Ne è convinto Richard Gere, che non crede a chi sostiene che dietro agli uomini delle ong si nascondano speculatori: “I volontari delle ong sono angeli, che si sacrificano per il prossimo”, dice in un’intervista al Corriere della Sera.

Secondo l’attore americano, che era salito a bordo della Open Arms qualche giorno fa, per risolvere la situazione basterebbe sedersi a un tavolo e discutere “con raziocinio e generosità”, perché quello dei migranti “non è un problema soltanto dell’Italia, ma della Spagna, della Grecia, di tutta Europa. L’Occidente ha grandi responsabilità, che affondano anche nel passato, su questa tragedia. Avete sentito il Papa? Non sono numeri ma hanno volti, nomi, storie. Io, le ho ascoltate”. Sono parole di solidarietà verso i migranti, quelle che arrivano da Gere. Ma alla provocazione di Matteo Salvini che gli chiedeva di portare alcuni dei rifugiati nella sua casa a Hollywood, l’attore non risponde direttamente, sostenendo che “la cosa più importante è essere lì con loro e, di fronte alle emergenze, assumere decisioni immediate”.

Emergenze che Salvini ridurrebbe a casi politici che, a detta di Richard Gere, rappresentano una “cattiva politica”. La stessa che caratterizzerebbe l’operato del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: “Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio. Dobbiamo fermare Trump”.

L’attore vorrebbe incontrare Salvini: “Sono sicuro che non è come si presenta in pubblico. Avrà una famiglia, figli, genitori. Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso. La vita può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore”.